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Tag: La Libreria del Mare

Nata negli Anni Settanta, la Libreria del Mare è stata modellata all’interno di un’antica drogheria nel cuore di Milano. L’ambiente mantiene tuttora il fascino delle botteghe storiche, grazie alla conservazione del mobilio d’epoca in legno di ciliegio e dei soffitti antichi. Inoltre, la struttura del piano terra ricorda i vecchi ponti dei galeoni, con un castello di prua e uno di poppa!

CHI SIAMO: LE ORIGINI

Il resto della libreria, in origine, era arredato con cavalletti, assi di legno e panni blu; il piano interrato, invece, era il risultato del recupero delle vecchie cantine del palazzo… Un ambiente spoglio, con muri sgretolati e moltissima umidità.

A quei tempi l’offerta editoriale non era molto vasta; di conseguenza, la libreria disponeva di un piccolo salotto e di un enorme acquario da oltre mille litri. Fortunatamente, negli anni successivi il numero di pubblicazioni disponibili è aumentato enormemente e, purtroppo, abbiamo dovuto sacrificare quegli spazi.

CHI SIAMO: GLI ANNI OTTANTA E NOVANTA

Dopo varie gestioni, all’inizio degli Anni OttantaPiera Casari ha iniziato a plasmare la libreria come la vedete oggi! Per il piano terra, infatti, ha commissionato la creazione artigianale di nuovi mobili in legno, in linea con lo stile della bottega; al piano interrato, invece, ha scelto di piastrellare e isolare le vecchie cantine con un intelligente sistema di doppie pareti e controsoffitti a volta.

A cavallo fra vecchio e nuovo millennio, la Libreria del Mare ha ampliato anno dopo anno l’assortimento di libri e altri prodotti in vendita. Inoltre, ha promosso la cultura del mare non solo a Milano, ma anche a Genova! Infatti, il Salone Nautico ha ospitato numerose volte lo stand della libreria, centro di interesse per tutti gli appassionati. Infine, la creazione di un sito internet dotato di e-commerce ha aperto le porte della nostra bottega anche oltre i confini nazionali!
CHI SIAMO: IL NUOVO MILLENNIO

A partire dal 2017, con l’ingresso in società di Simona e Alessandro, dipendenti storici di Piera, la libreria ha ulteriormente aumentato l’impegno per la divulgazione della cultura marinaresca.

Oggi, alla Libreria del Mare potrete incontrare gli autori più affermati del settore e anche alcuni emergenti. Fra i nostri ospiti ricordiamo Bjorn Larsson, Elisabetta Eordegh e Carlo Auriemma, Simone Perotti, Giovanni Soldini e Davide Besana. Ma non solo: Claudio Di Manao, Giovanni Malquori, Bruno Cianci, Marianna De Micheli e tanti altri!

Inoltre, la libreria ha avviato numerose collaborazioni con istituzioni pubbliche e private sul territorio, fra cui BookCity Milano e “I giovedì in libreria” del Comune di Milano. Senza dimenticare, però, l’Ocean Film Festival Italia e Urban Blue City Milano.

Nel 2019 il totale rinnovamento del sito internet e dell’e-commerce ha ufficialmente portato la libreria nel Nuovo Millennio! In aggiunta, la creazione del nostro “Blog del Mare” ha offerto nuova vitalità a un progetto che dura da quasi mezzo secolo.

Grazie al lavoro svolto nei decenni, la Libreria del Mare vanta una straordinaria sezione dedicata ai portolani e alle carte nautiche… Ma non solo! A oggi abbiamo una selezione di quasi diecimila libri e altri articoli, che attira quotidianamente una clientela variegata e curiosa.

Virginia Woolf in gita al faro

Virginia Woolf

Cari lettori, questa volta il titolo dell’articolo lascia pochi spazi ai dubbi. Di chi mai parleremo? Chi avrà scritto il classico della letteratura marinaresca che vogliamo presentarvi? Eh sì, proprio lei, la regina della letteratura inglese: Virginia Woolf. Oggi vogliamo raccontarvi di uno dei suoi romanzi più celebri e dai tratti certamente autobiografici: Gita al faro. Ma prima…

ADELINE VIRGINIA STEPHEN

Nata nel 1882, Virginia Woolf (nata, appunto, Stephen) crebbe in una famiglia e in un ambiente ricchissimi di stimoli intellettuali e artistici grazie al padre, autore e critico letterario, e alla madre, modella per pittori. La casa era frequentata da artisti e letterati dell’epoca, fattore che contribuì non poco al nascere della passione per la scrittura in Virginia.

LE PERDITE E I TRAUMI

Sebbene agiata e inizialmente molto felice, la vita dell’autrice non fu semplicissima. Vittima di abusi da parte di due dei suoi fratellastri, perse la mamma a 13 anni e poco dopo la colpirono anche il lutto per una sorella e il padre. Tutti questi traumi e queste perdite furono probabilmente il fattore scatenante del suo primo crollo nervoso, cui ne seguirono molti altri. Recentemente, sulla base delle scoperte scientifiche avvenute dopo la sua morte, si è arrivati ad una diagnosi postuma di disturbo bipolare accompagnato da psicosi.

LA VITA ADULTA

Nonostante la profonda depressione che caratterizzò alcuni periodi della sua vita e la sua tragica fine (morì suicida dopo aver scritto una commovente lettera all’amatissimo marito), Virginia Woolf ebbe una vita adulta piena e soddisfacente: partecipò a diversi circoli culturali, fondò la casa editrice Hogarth Press insieme al marito Leonard Woolf, fu attivista femminista e suffragetta, ebbe relazioni con diverse donne (tra cui la più nota fu quella con Vita Sackville-West) e scrisse le numerose opere che la resero famosa. Virginia fu in contatto con autori del calibro di Sigmund Freud, Thomas Eliot, James Joyce e il nostro Italo Svevo, tutti pubblicati dalla sua casa editrice.

JAMES JOYCE E LO STREAM OF CONSCIOUSNESS

Con James Joyce, autore del celeberrimo Ulisse, Virginia non ebbe in comune solo l’anno di nascita e di morte (1882-1941), ma anche l’utilizzo di una tecnica narrativa che li rese entrambi molto riconoscibili: lo stream of consciousness o flusso di coscienza. Virginia Woolf, come Joyce, abbandonò i dialoghi e le regole di grammatica e punteggiatura, preferendo concentrarsi sui pensieri dei suoi personaggi e sulla loro libera trascrizione.

GITA AL FARO

Questo stile narrativo è particolarmente evidente nel romanzo di cui vi abbiamo accennato all’inizio dell’articolo: Gita al faro. Protagonista è la famiglia Ramsey, madre, padre e otto figli, in vacanza all’isola di Skye insieme ai numerosi ospiti.

Nella prima parte viene raccontata la programmazione di una gita al faro per il giorno seguente e i dissapori che questa crea tra i due genitori.

La seconda parte è una sorta di collante tra la prima e la terza, che avvengono a distanza di 10 anni, e narra di quanto accade in Inghilterra in quel lasso temporale e di quali personaggi chiave muoiono: una è la Signora Ramsey. Come avviene nella famiglia Stephen, quella di Virginia, anche nella famiglia Ramsey la morte della mamma causa scompiglio e grande dolore al padre, che si sente perso.

Nella terza parte è proprio lui, insieme a due dei figli, a portare a termine quella gita organizzata dieci anni prima, chiudendo il cerchio.

Gita al faro – faro che parrebbe essere quello di Godrevy Island, isola situata in un golfo di fronte a St. Ives dove Virginia Woolf passava le sue estati da bambina – è disponibile alla Libreria del Mare! Se vi va di dargli un’occhiata, basta cliccare qui.

 

 

 

Benetti, il cantiere dei gigayacht

Benetti

Cari lettori, ultimamente ci è già capitato di raccontarvi l’eccellenza di alcuni cantieri nautici italiani. Oggi riprendiamo questo filone narrativo, raccontandovi la storia del cantiere Benetti, celebre soprattutto per i suoi gigayacht.

LA NASCITA DEL CANTIERE

Fu Lorenzo Benetti (nato nel 1844) a fondare il cantiere nel 1873, a seguito dell’acquisto del già avviato Cantiere Darsena Lucca. Circa 40 anni dopo i suoi figli, Gino ed Emilio, presero in gestione l’attività. Sotto la loro guida, dopo numerose imbarcazioni di ogni genere lanciate sul mercato dal padre, il cantiere produsse una delle più note navi a vela italiane, il brigantino S. Giorgio (51 metri), ribattezzato poi Nave Scuola Ebe dalla Marina Militare. Oggi questa storica imbarcazione è esposta al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano.

UN’INNOVAZIONE DOPO L’ALTRA

Dopo una lunga sperimentazione iniziata negli Anni Quaranta, il cantiere Benetti iniziò a produrre yacht di lusso, utilizzando come materiale di punta l’acciaio al posto del legno. I progressi non si limitarono alla scelta di nuovi materiali, ma coinvolsero tutti i settori: dalla tecnologia al comfort.

CELEBRI YACHT PER PERSONE CELEBRI

Numerose sono le imbarcazioni che hanno fatto la storia del cantiere Benetti, ma alcune hanno sicuramente ricevuto maggior visibilità di altre grazie ai personaggi celebri che le hanno scelte per soggiornarvi o per girare un film. Il Gabbiano 22M fu scelto da Ranieri III di Monaco e Grace Kelly, mentre David Bowie preferì El Caran. E mentre il Nabila appariva nel film di James Bond Mai dire mai, i Queen ne cantavano la meraviglia nel singolo Khashoggi’s Ship del 1989.

I GIGAYACHT

Ed è così che rapidamente arriviamo agli Anni 2000, epoca in cui Benetti concentra tutte le sue energie su un progetto (anzi, tre) colossale: costruire un (anzi, tre) gigayacht. Tra il 2016 e il 2019 al cantiere Benetti vengono prodotti in simultanea M/Y Lana 107M, M/Y Luminosity 107.6M e M/Y Ije 108M, un’impresa titanica e perfettamente riuscita. Con il lancio, nel 2020, dell’Oasis Deck™ sull’Oasis 40M, una zona living concepita per sembrare parte integrante del mare, con piscina a sfioro, Benetti si inserisce a pieno titolo nell’Olimpo dei cantieri navali.

150 ANNI DI STORIA

L’incredibile storia di successo di Benetti, che qui avete letto riassunta in poche righe, è ampiamente raccontata in un volume celebrativo per i 150 anni dalla fondazione, pubblicato da Assouline. Un libro ricco di aneddoti e immagini mai pubblicate: una vera chicca per ogni collezionista e appassionato. Se volete dargli un’occhiata, lo trovate qui.

Il mare delle donne

Giovedì in libreria… e in biblioteca

La rassegna I giovedì in libreria… e in biblioteca patrocinata dal Municipio 1 del Comune di Milano vede, come d’abitudine, la partecipazione di numerosissime librerie dell’Associazione Librerie Indipendenti di Milano. Quest’anno il ciclo di incontri affronta la tematica Donne, vita, libertà. Come potevamo svilupparlo, quindi, alla Libreria del Mare se non come Il mare delle donne“?

IL MARE DELLE DONNE

Infatti, nonostante la storia marinaresca sia fortemente connotata da un’impronta maschile, non mancano fulgidi esempi declinati al femminile. L’incontro veleggia, quindi, alla scoperta di alcune protagoniste della marineria contemporanea attraverso letteratura e arti visive, avventure e navigazioni… per dimostrare ancora una volta che non esistono clichet insormontabili. Quando? Giovedì 21 marzo 2024 alle ore 19 alla Libreria del Mare, in Via Broletto 28 a Milano!

LE PROTAGONISTE

Ida Castiglioni, architetto, velista e prima donna italiana a completare la regata oceanica Ostar nel 1976, ci parlerà del suo rapporto con il mare, anche attraverso le pagine del suo libro, intitolato Eva.

Elisabetta Lizzi Eordegh, giornalista, documentarista e co-fondatrice dell’organizzazione no-profit Barca Pulita, ci racconterà cosa significa girare il mondo in barca a vela per documentare le meraviglie della natura non contaminate dall’uomo e le tradizioni in via d’estinzione. Il suo primo libro si intitola Sotto un grande cielo, scritto a quattro mani con Carlo Auriemma (co-fondatore di Barca Pulita).

Nina Albiniova, modella e pittrice che espone regolarmente i suoi olii su tela in libreria, eseguirà un live painting durante l’evento, a testimonianza del rispetto e della meraviglia che il mare, con i suoi colori, riflessi e giochi di luce, scatenano nel suo cuore.

Cristina Marasti, editor di Iperborea, ci racconterà di come Emilia Lodigiani ha fondato una delle case editrici di maggior successo degli ultimi 50 anni e della vocazione marinaresca delle loro pubblicazioni.

Giovanna Giordano, scrittrice raffinata candidata al Nobel per la Letteratura nel 2020, ci regalerà dalla sua adorata Sicilia un intervento video sul suo amore per il mare, testimoniato anche dal suo libro Il profumo della libertà.

LIBRI, MA NON SOLO!

Per dare un’occhiata al libro di Ida Castiglioni, cliccate qui.

Se volete scoprire, invece, i libri e i documentari di Lizzi Eordegh e Carlo Auriemma, cliccate qui.

Per sbirciare i quadri di Nina Albiniova, basta cliccare qui.

I libri marinareschi della casa editrice Iperborea sono tutti qui.

Infine, trovate il volume di Giovanna Giordano qui.

Vi aspettiamo giovedì 21 marzo 2024 alle ore 19 in libreria!

Sea Shepherd e Giancarlo Pedote in difesa del mare

Sea Shepherd

Cari lettori, il tema dell’inquinamento degli oceani e dei pericoli per la fauna marina è ormai tristemente noto. Pensate che alcune specie di balene potrebbero vivere fino a 200 anni in assenza di inquinamento, reti e caccia. L’argomento in questione è davvero caldo e non si può fingere che il problema non esista; l’impatto ambientale delle attività dell’uomo è potentissimo. A occuparsi da decenni di questa triste realtà è Sea Shepherd, associazione internazionale senza scopo di lucro. Oggi ve ne parliamo in questo articolo!

L’ASSOCIAZIONE

Sea Shepherd è stata fondata nel lontano 1977 da Paul Watson in Canada, precisamente a Vancouver. Dopo essersi espansa per anni tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, nel 2010 è finalmente approdata anche in Italia, dopo l’approdo della sua nave ammiraglia a La Spezia. Così è nata Sea Shepherd Italia Onlus.

L’ATTIVITÀ

Ma di cosa si occupa, nello specifico, Sea Shepherd? Si legge dal loro sito:

Sea Shepherd pratica la tattica dell’azione diretta per investigare, documentare e agire – quando è necessario – al fine di mostrare al mondo e impedire le attività illegali in alto mare. Salvaguardando la delicata biodiversità degli ecosistemi oceanici, Sea Shepherd opera per assicurarne la sopravvivenza per le generazioni future.

Un impegno lodevole, che si concretizza in azioni di pattugliamento diurno e notturno per evitare la pesca illegale (per esempio sulla costa di Siracusa e delle Isole Eolie), pulizia delle spiagge e dei fondali, protezione delle uova di tartaruga Caretta Caretta (specie a rischio d’estinzione) e tanto altro.

LE SCUOLE

Un’altra attività promossa da Sea Shepherd sono i laboratori nelle scuole. Le nuove generazioni sono molto più sensibili (e molto più sensibilizzate!) su tematiche come l’ambientalismo e l’inquinamento, tant’è che spesso diventano a loro volta insegnanti dei loro insegnanti e dei loro genitori al riguardo. Il Progetto scuola di Sea Shepherd si articola su diversi livelli: pdf educativi scaricabili gratuitamente, interventi in classe e visite guidate alle navi della flotta quando sono attraccate in porti italiani.

SPECIAL GUEST: GIANCARLO PEDOTE

Tutti noi abbiamo molto da imparare. Per questo, vi invitiamo questa sera alle ore 19 in libreria (in Via Broletto 28 a Milano) per incontrare insieme a noi lo staff di Sea Shepherd e discutere di quale futuro ci attende. Inoltre, avremo con noi un ospite d’eccezione, il velista oceanico Giancarlo Pedote. Giancarlo, di passaggio da Milano, ha accolto con entusiasmo l’idea di partecipare all’incontro appena abbiamo affrontato la questione… anche perché il suo nuovo libro, intitolato Proteggiamo l’oceano, affronta proprio i temi in questione, con la passione e la competenza di chi il mare lo vive tutti i giorni!

Se volete dare un’occhiata ai libri su e di Sea Shepherd, cliccate qui.

Per sbirciare il nuovo libro di Giancarlo Pedote, invece, cliccate qui.

 

Longitudine: storia di un orologiaio

Longitudine

Cari lettori, quello che state per leggere è un articolo dedicato a un classico della letteratura marinaresca, ma non ci stupiremmo se, questa volta, foste totalmente ignari di chi sia il protagonista dell’opera. Oggi parliamo di John Harrison, di Dava Sobel e di Longitudine, un libro che vi farà venire voglia di riscoprire la storia della navigazione.

PARTIAMO DALLE BASI

Prima di parlarvi di Harrison, di Sobel e del libro in questione riteniamo opportuno fare un breve ripasso di due concetti fondamentali in geografia e, quindi, anche durante la navigazione: latitudine e longitudine. La latitudine è la distanza angolare di un punto dall’Equatore (che, infatti, ha latitudine 0°); la longitudine è, invece, la distanza angolare di un punto dal meridiano di Greenwich.

PROBLEMI DI CALCOLO

Nel 1714 il governo britannico, che faceva della sua marina un grande vanto, si rese conto che c’era qualche problema con i sistemi di calcolo durante le navigazioni. Se, infatti, la latitudine era semplice da calcolare grazie alla posizione del Sole e della stella polare, non si poteva dire lo stesso della longitudine. Il calcolo della longitudine era impreciso, spesso errato, con conseguenze disastrose. Un calcolo sbagliato poteva, infatti, portare a naufragi e perdite umane. Per questo motivo si rese necessario trovare un metodo per misurarla correttamente. Come? Attraverso quello che oggi definiremmo un bando di gara.

JOHN HARRISON

Ed è a questo punto della storia che entra in campo John Harrison, l’orologiaio autodidatta che ha cambiato per sempre le sorti della navigazione. John, figlio di un falegname, era un grande appassionato di meccanica e ingranaggi e ne diede prova già a 20 anni quando, senza alcuna esperienza, realizzò un orologio funzionante interamente in legno. Da allora cercò di affinare sempre di più le sue capacità, finché si imbatté nel concorso indetto dal governo britannico: si offrivano ventimila sterline a chi avesse trovato un modo per semplificare e perfezionare il calcolo della longitudine.

IL PRIMO CRONOMETRO MARINO

Gli ci vollero cinque anni di studio, ma alla fine John riuscì a realizzare un cronometro marino caricato a molla in grado di calcolare anche in mare aperto l’esatta longitudine della nave sulla quale era stato installato. Tuttavia la prima versione del suo cronometro, chiamato H1, era decisamente ingombrante e pesava oltre 35 kg. Anni dopo, la versione H4 raggiunse la perfezione, ma il governo gli pagò solamente la metà del premio stabilito, imponendogli di produrne altre due copie identiche. Harrison, ormai anziano, si mise al lavoro sul modello H5 e commissionò a un collega (Larcum Kendall) la produzione della seconda copia, che sarà poi chiamata K1. Il risultato? Harrison non riscosse mai il premio per intero, ma la sua geniale invenzione cambiò per sempre la storia della navigazione: pensate che il K1 venne utilizzato persino dal celeberrimo James Cook nelle sue esplorazioni dell’Oceano Pacifico!

DAVA SOBEL

Dava Sobel, divulgatrice scientifica, ha raccontato questa storia straordinaria e incredibilmente poco conosciuta nel suo saggio Longitudine. Disponibile alla Libreria del Mare, quest’opera ci permette di conoscere a fondo la genialità di Harrison, le fatiche e gli ostacoli incontrati sul suo cammino e quanto il suo lavoro abbia cambiato la storia della navigazione.

Se volete dare un’occhiata al classico di Dava Sobel, cliccate qui.

Per saperne di più sui viaggi di James Cook, invece, potete sbirciare i suoi diari di bordo cliccando qui.

 

The Passenger: Venezia con gli occhi di Iperborea

The Passenger

Cari lettori, qualche mese fa, in occasione dell’uscita di una guida sul Mar Mediterraneo, vi avevamo accennato a The Passenger, un progetto di Iperborea. In questa prima frase ci sono già tre cose che dobbiamo spiegarvi meglio: cosa intendiamo con guida in questo specifico caso, qual è l’obiettivo della collana The Passenger e cosa sia Iperborea. Procediamo con ordine allora, partendo dalla fine.

IPERBOREA

Iperborea è una casa editrice indipendente nata nel 1987 con il principale scopo di divulgare la tradizione letteraria scandinava in Italia. Negli anni il focus si è ampliato, concentrandosi anche su altre realtà, fino a partorire il progetto The Passenger.

LA GUIDA-NON-GUIDA

The Passenger è una pubblicazione a cavallo fra libro e rivista, che raccoglie inchieste, racconti, rubriche e infografiche riguardanti un luogo del mondo. A dar voce ai singoli volumi sono numerosi collaboratori, che si servono delle storie e delle testimonianze di chi quel luogo lo vive ogni giorno, in una sorta di reportage che vuole essere contemporaneo, ma non attuale.

Sul dove, come e quando di una destinazione c’è abbondanza di offerta tra guide, riviste, ma anche siti e app. Quello a cui THE PASSENGER prova a rispondere è il perché.

L’ULTIMA USCITA, VENEZIA

A novembre 2023 è uscito il nuovo The Passenger dedicato alla nostra Venezia, la Serenissima. Tutti gli articoli e le rubriche contenute in questo numero hanno qualcosa in comune, perché portano alla luce una verità apparentemente sconosciuta: Venezia, così apparentemente immobile e cristallizzata nella storia, è in realtà in continuo mutamento e sempre pronta a ripartire. Ecco alcune delle inchieste che potrete trovare al suo interno:

  • Come un giorno di fine estate di Gianni Montieri mette in luce i numerosi contrasti di questa splendida città;
  • Popoli delle maree di Eleonora Vio è incentrata sulla storia della comunità bangladese a Mestre;
  • Da ogni dove di Anna Toscano è un inno agli studenti che popolano la città.

I FOTOGRAFI DI “THE PASSENGER”

Un’altra particolarità del progetto è la collaborazione di fotografi internazionali di eccellente bravura. In questo numero gli scatti sono dell’italianissimo Matteo de Mayda, vincitore di numerosi premi e le cui fotografie sono state pubblicate su The New York TimesFinancial Times MagazineInternazionaleDie Zeit6Mois e Vogue.

Se volete dare un’occhiata al The Passenger su Venezia, basta cliccare qui.

Per sbirciare, invece, gli altri volumi della collana, cliccate qui.

Giovanni Soldini ci porta “Nel blu”

Giovanni Soldini

Cari lettori, per il classico della letteratura marinaresca di questo mese abbiamo selezionato un titolo non molto recente, ma indubbiamente non vi stupirete della nostra scelta. Stiamo parlando, infatti, di uno dei più grandi skipper della storia italiana: il milanese Giovanni Soldini.

NEL BLU

Nel blu è un’autobiografia. Giovanni Soldini, esperto navigatore, ci racconta in queste pagine del suo amore per il mare e della sua brillante carriera, partendo proprio dalle sue emozioni e sensazioni. Anche in questo senso, dunque, Nel blu può essere definito un classico della letteratura marinaresca: sono numerosi i navigatori che hanno utilizzato i propri diari di bordo per raccontarci come si sta in mare e come si affrontano fatiche e soddisfazioni della vita in barca.

IL NAVIGATORE

Ma c’è un altro motivo per cui Giovanni Soldini può (e deve) essere preso come esempio virtuoso. Anzi, due. Il primo è che la sua carriera, iniziata nel 1988 a 22 anni, è letteralmente costellata di primi posti e di record mondiali, conseguiti in praticamente ogni competizione nella quale Soldini si sia trovato a gareggiare. Il secondo è che quest’uomo non è solo un ottimo navigatore, ma anche una persona straordinaria (anche se, probabilmente, lui non sarebbe d’accordo con questa definizione).

IL SALVATAGGIO DI ISABELLE AUTISSIER

Nel 1998, infatti, durante la regata internazionale per navigatori solitari Around Alone, ha salvato la vita alla concorrente e amica Isabelle Autissier, che si trovava in gravissime difficoltà a seguito del ribaltamento della sua imbarcazione. Questo salvataggio gli è valso una Medaglia d’Oro al Merito, di cui riportiamo parte della motivazione.

Il Soldini dirigeva senza indugio, interrompendo la regata, verso l’imbarcazione sinistrata navigando per oltre 180 miglia in condizioni meteomarine particolarmente avverse e compiendo una complessa operazione di ricerca e soccorso in un ampio tratto di mare. Dopo circa 24 ore di ininterrotta e impegnativa navigazione, Soldini rintracciava l’imbarcazione francese capovolta traendo in salvo la Autissier. In tale operazione Giovanni Soldini dava prova di elevatissimo spirito di altruismo, generosità, slancio e determinazione nel portare primo soccorso a persona in grave pericolo di vita oltre che somma perizia marinaresca nel saper governare l’imbarcazione nelle operazioni di ricerca e recupero in condizioni meteorologiche avverse.

UN UOMO QUALUNQUE

Tutt’oggi Giovanni sostiene di non aver fatto niente di insolito, perché la consuetudine navale da millenni dimostra che in mare si soccorre e si aiuta qualunque imbarcazione in difficoltà, qualunque persona in pericolo di vita.

Recentemente Soldini, durante la serata di presentazione del film Soudain, seuls (tratto da un libro di Isabelle Autissier) a cui abbiamo partecipato il mese scorso, ha ribadito questo concetto, sottolineando come per lui sia incredibile l’indifferenza con cui assistiamo, invece, da decenni a decine di migliaia di morti all’anno nel Mar Mediterraneo. Un uomo modesto e di poche parole, ma quando decide di parlare non manca di schiettezza e profondità, non c’è dubbio!

Se vi abbiamo incuriositi e volete leggere Nel blu, non vi resta che cliccare qui.

Per dare una sbirciata, invece, al romanzo di Isabelle Autissier che abbiamo citato poc’anzi, potete cliccare qui.

Giovanni Malquori e il suo sogno sostenibile

Giovanni Malquori

Cari lettori, diverse volte nel corso degli anni vi abbiamo raccontato di circumnavigazioni del globo e di persone decise a lasciare tutto per viaggiare. Può essere che qualche volta abbiate pensato che questa narrazione fosse un po’ semplicistica, anche manchevole. Mollare tutto per girare il mondo pare un’impresa possibile solo partendo da una condizione di grande privilegio, inutile nasconderlo. Ma è davvero così? Per questo motivo vogliamo parlarvi di Giovanni Malquori e del suo sogno sostenibile.

MOLLARE TUTTO?

Giovanni Malquori, musicista e padre, era soddisfatto sia del suo lavoro sia della sua famiglia. Tuttavia, un sogno lo teneva sveglio di notte, un desiderio bruciante che non lo abbandonava mai: fare il giro del mondo in barca a vela. Pur essendo anche appassionato di mare e di navigazione, Giovanni non considerava di buon occhio l’opzione mollo tutto e parto a bordo della mia barchetta: non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo lavoro e la sua famiglia, ma nemmeno di rinunciare al suo sogno… Così Malquori ha trovato un buon compromesso: un giro del mondo a tappe.

L’ATLANTICO

Il primo passo è stato quello di muovere la sua Papayaga dalle coste di Anzio all’Oceano Atlantico. Giovanni pensava quasi di vendere la barca alla fine della traversata, accontentandosi di questa parte di esplorazione, ma il destino (oltre alla famiglia, agli amici e ai collaboratori!) gli ha sorriso. La scuola di musica (da lui fondata appositamente per avere un lavoro più flessibile) ha imparato a camminare da sola e la sua famiglia ha deciso di seguirlo nella sua impresa durante i periodi di vacanza.

L’anno successivo ho proposto ai bambini di fare le vacanze di Natale ai Caraibi, per vedere l’isola dove era stato Jack Sparrow. Erano entusiasti. Da lì in poi sono stati loro a chiedermi: “La prossima volta dove andiamo?” Era come avere una casa delle vacanze itinerante: papà la sposta e i bimbi la raggiungono. 

IL PACIFICO

Dieci anni dopo l’Atlantico è stata la volta del Pacifico. Giovanni, che a questo punto aveva due figli maggiorenni e un neonato avuto con la nuova compagna, ha continuato a viaggiare portando con sé la sua famiglia. Il suo terzo figlio ha fatto il suo primo bagno a Bora Bora, alla faccia di chi credeva che questa scelta fosse egoista. E così, quello che sembrava un compromesso, quasi un ripiego – questo giro del mondo a tappe –  è diventato la realizzazione del suo sogno, sostenibile sia dal punto di vista economico sia a livello di gestione del lavoro e della famiglia.

IL LIBRO

Troverete tutto questo e altro ancora nel libro Il sogno sostenibile, che ha vinto il Premio Marincovich nel 2018. Tra le pagine prende forma un concetto che sta alla base di tutte le scelte compiute da Giovanni: non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni, meglio se sostenibili!

Se volete dare un’occhiata a Il sogno sostenibile, basta cliccare qui!

Hallberg-Rassy, il successo di un cantiere nautico

Hallberg-Rassy

Cari lettori, non è la prima volta che ci rivolgiamo a chi tra voi è qui in veste di esperto marinaio, oltre che di appassionato lettore. L’articolo di oggi, infatti, è dedicato agli amanti delle imbarcazioni e in particolare a chi conosce e apprezza le barche di Hallberg-Rassy.

MR HARRY HALLBERG

Se volessimo individuare un inizio in questa storia, dovremmo partire da Mr Harry Hallberg. Nato nel 1914 in Svezia, Hallberg iniziò fin da ragazzo a costruire imbarcazioni come autodidatta, senza grandi progetti, ma riscuotendo da subito un discreto successo. L’idea di produrre barche in serie viene ancora oggi considerata la sua più grande intuizione.

MR CHRISTOPH RASSY

Mentre Hallberg si affermava sul mercato nautico nazionale (e non solo!), un più giovane Christoph Rassy si dilettava, in Germania, con modellini e piccole imbarcazioni. Ben presto stanco del lago vicino casa, Rassy pensò di trasferirsi in un paese circondato dall’acqua: la Svezia. Scrisse a numerosi cantieri navali per farsi assumere, finché riuscì a trovare lavoro e partì.

IL CASO O IL DESTINO

Al momento del suo trasferimento in Svezia Rassy era ancora un piccolo produttore e commerciante di barche, mentre Hallberg era un nome già conosciuto. Fu così che i locali del cantiere di Hallberg, ormai troppo piccoli per la sua produzione, vennero acquistati dal giovane Rassy. Per un periodo i due furono competitor, specialmente quando Rassy, che inizialmente realizzava barche one shot, iniziò a produrre in serie. Poi, nel 1972, Harry Hallberg andò in pensione e la sua attività venne rilevata proprio da Christoph Rassy. Il caro Rassy, furbo e in gamba, decise di dare alla sua azienda un nuovo nome: Hallberg-Rassy, con il cognome dell’ex competitor – molto più famoso di lui – bene in vista. E qui arriva la parte migliore: i due non furono MAI soci!

UNA STORIA DI SUCCESSO

Recentemente è uscito un libro ricchissimo di immagini e approfondimenti dedicato proprio alla storia del cantiere Hallberg-Rassy, ai suoi successi e alle sue splendide imbarcazioni. Il titolo è molto chiaro: The story about Hallberg-Rassy – Legendary boat builders. Si tratta di un volume per veri appassionati, un regalo ideale per chi ama la vela, i cantieri nautici e, ovviamente, per gli estimatori di Harry Hallberg e Christoph Rassy e del loro lavoro.

Il volume è disponibile qui!

 

 

Luca Ferron e l’arte marinaresca

Luca Ferron

Cari lettori, non è certo la prima volta che leggete di arte tra le pagine di questo blog. Sapete che alla ciurma della Libreria del Mare piace il bello e, quando l’arte incontra il mondo della marineria, non possiamo fare a meno di innamorarci. Per questo, oggi vi parliamo di Luca Ferron e delle sue opere!

LA NASCITA DI UN AMORE

Luca Ferron è nato a Stresa, sul Lago Maggiore, nel 1962 e qui ha iniziato a sviluppare il suo amore per le barche. In particolare, il primo approccio con il mondo della nautica è avvenuto da bambino, quando ebbe modo di osservare il cantiere navale situato sotto una villa di Stresa in cui il padre lavorava come giardiniere.

L’UOMO

Il suo sogno era proprio quello di navigare a bordo di una di quelle imbarcazioni e di farne un lavoro, ma si trovò presto a dover fare i conti con la vita vera. Alla morte del padre, infatti, Luca dovette lasciare gli studi per andare a lavorare prima come attrezzista tecnico, poi come agricoltore. Ha svolto numerosi mestieri, ma nessuno di questi è riuscito a fargli dimenticare quella passione bruciante che sentiva ancora dentro di sé.

L’ARTISTA

Negli anni, non ha mai smesso di coccolare il suo sogno, approcciandosi al mondo delle barche sia come navigatore sia come artista, attraverso acquerelli, modelli e mezzi scafi. Poi, la svolta:

A 39 anni, alla vigilia della nascita di mia figlia, mi sono chiesto: ma che padre avrà? Non mi piacevano quei lavori. Ho esposto le mie cose per caso in una mostra sul Garda e sono piaciute. Così ho cambiato rotta.

Così, nel suo laboratorio a Badia Polesine ha sviluppato quella che oggi potremmo definire una professione in via d’estinzione: quella di naval illustrator o yacht artist. 

LE OPERE

La produzione di Luca Ferron si divide in tre filoni principali: i dipinti ad acquerello, i modelli e i mezzi scafi. I minuziosi acquerelli, talvolta riprodotti in stampe e calendari, sono generalmente prodotti su commissione per yacht club, riviste specializzate, cantieri navali e armatori. Anche i modelli e i mezzi scafi sono estremamente precisi, caratteristica cui Luca tiene molto. Fotografa ogni dettaglio dell’imbarcazione reale e poi riproduce tutto con una cura del dettaglio certosina, impiegando per i modelli più complessi, che lui definisce luxury, anche anni di lavoro.

Luca Ferron e le sue opere sono stati accolti alla Libreria del Mare sin dagli albori della sua carriera, quando ancora non era stato illustratore ufficiale del celebre cantiere Swan. Il talento, la competenza e la passione di Luca sono senza pari nel nostro settore e alcune delle sue meravigliose creazioni sono disponibili in libreria. Se volete scoprire quali, non dovete far altro che cliccare qui.