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Tag: I classici della letteratura di mare

Stilare una classifica che elenchi i classici della letteratura di mare sarebbe impossibile… Probabilmente sarebbe anche opinabile e ingiusto. De gustibus non disputandum est!

La letteratura mondiale ci ha donato, nel corso dei secoli, un numero considerevole di opere straordinarie; storie da leggere tutte d’un fiato, avventure mozzafiato, esplorazioni mirabolanti, navigazioni introspettive… Generi e stili diversi creati e adoperati da molteplici scrittori, alcuni dei quali sono entrati nella storia!

Diciamo solo che ogni vero amante del mare, ogni velista, ogni surfista, ogni subacqueo, ogni lupo di mare, grande o piccino, dovrebbe leggere i classici della letteratura di mare, almeno una volta nella vita.

Di seguito troverete una serie di consigli utili a cura dei librai della Libreria del Mare di Milano per regali senza tempo o per completare la vostra biblioteca di bordo (o di casa)!

Bernard Moitessier e la sua lunga rotta

Bernard Moitessier

Cari lettori, oggi vogliamo parlarvi di uno degli autori più affascinanti del mondo nautico: Bernard Moitessier. Navigatore e scrittore, Moitessier ha dedicato la sua vita al mare, lasciandoci in eredità alcune opere ricche di avventure straordinarie e riflessioni profonde. Rappresenta un modello per intere generazioni di velisti e oggi lo scopriamo insieme.

PRIMA DEL MARE

Nato nel 1925 in Vietnam, Bernard Moitessier ha sviluppato sin da giovane una passione inestinguibile per il mare, dando non poche preoccupazioni ai suoi genitori. La sua vita è stata caratterizzata da una serie di viaggi epici e da una visione del mondo profondamente influenzata dal contatto con la natura. Moitessier non era solo un marinaio, ma anche un filosofo del mare, capace di esprimere nei suoi scritti una saggezza che andava oltre la semplice cronaca di viaggio.

IN MARE

Tuttavia non è stato così fin dal principio. Inizialmente i suoi diari di bordo non erano altro che mera restituzione dei fatti, finché Bernard Moitessier si appassionò alla lettura di Baudelaire, Moravia, Antoine de Saint-Exupéry. Fu allora che decise di approfondire le sue emozioni e i suoi tormenti, dando vita al suo primo vero e proprio libro: Un vagabondo dei mari del sud. In quest’opera emerge prepotente il suo amore per il mare, la natura e la libertà. Nonostante questo desiderio di indipendenza, nel 1961 sposò Françoise de Cazalet, che fu la sua compagna di viaggio in un’impresa nautica strabiliante: insieme, Bernand e Françoise navigarono da Tahiti ad Alicante via Capo Horn, per un totale di 14.000 miglia senza scalo. Approdarono ad Alicante dopo 126 giorni di navigazione ininterrotta e il loro viaggio è il cuore di un altro libro: Capo Horn alla vela.

LA LUNGA ROTTA

La sua impresa più celebre resta comunque la partecipazione alla prima Golden Globe Race, la prima regata a vela in solitaria intorno al mondo senza scalo. Nonostante fosse in testa, Moitessier decise di non tornare in Inghilterra e di proseguire il suo viaggio verso Tahiti. Con la frase perché sono felice in mare e anche per salvare la mia anima, scelse la libertà e il contatto con la natura, rifiutando la gloria. Questa decisione è narrata con una scrittura intensa e poetica ne La lunga rotta, il suo capolavoro, pubblicato nel 1971. Non pago di questa impresa, Bernard Moitessier continuò a navigare per tutta la vita, fermandosi solo a causa di un tumore che lo strappò al mare e alla vita nel 1994. Il suo ultimo libro, Tamata e l’alleanza, costituisce il suo testamento letterario.

MOITESSIER IN LIBRERIA

Se anche a voi le avventure di Moitessier fanno tremare il cuore e la pancia, sappiate che sono tutte disponibili alla Libreria del Mare (tranne Tamata e l’alleanza, che al momento non viene pubblicato in italiano da nessuna casa editrice). Bernard Moitessier non fu un semplice scrittore; fu e rimane un’icona per chi cerca l’avventura e una vita autentica. Le sue opere, ricche di esperienze e riflessioni, sono una lettura imprescindibile per chiunque ami il mare e desideri comprendere la profondità dell’animo umano.

Per sbirciare Un vagabondo dei mari del Sud, cliccate qui.

Se volete dare un’occhiata, invece, a Capo Horn alla vela, basta cliccare qui.

Per La lunga rotta, infine, cliccate qui.

Shackleton e la sua grande impresa

Sir Ernest Henry Shackleton

Cari lettori, eccoci con il nostro consueto appuntamento con un classico della letteratura marinaresca. Oggi torniamo, dopo qualche tempo, a parlare di grandi esploratori e lo facciamo raccontando la celebre impresa di Sir Ernest Henry Shackleton, considerato uno degli eroi dell’esplorazione antartica.

LA NASCITA DI UN ESPLORATORE

Ernest Shackleton, abbandonato il college in cui studiava, sulla scia delle orme paterne, per diventare medico, iniziò la sua carriera in mare unendosi alla marina mercantile britannica. La vita da mozzo non era, però, adatta alle sue ambizioni e ben presto Shackleton si rivolse verso l’esplorazione. Il primo passo in questa direzione fu quello di imbarcarsi a bordo della Discovery per l’omonima spedizione antartica guidata da Robert Falcon Scott.

LA SPEDIZIONE NIMROD

Shackleton si dedicò poi per qualche tempo alla politica e alla scrittura, ma il richiamo dell’Antartide lo portò a organizzare una sua spedizione: la Nimrod Expedition, mirata all’esplorazione del continente e al raggiungimento del Polo Sud. La spedizione fu finanziata con difficoltà e si svolse dal 1907 al 1909. Il campo base fu stabilito sull’Isola di Ross, vicino a quello della spedizione Discovery guidata da Scott. Shackleton riuscì a raggiungere importanti obiettivi, come la scalata del Monte Erebus e la scoperta del Polo Sud Magnetico. Tuttavia, il tentativo di raggiungere il Polo Sud fallì a causa di preparativi insufficienti e di problemi con l’attrezzatura. Shackleton e tre compagni arrivarono a soli 180 km dal Polo Sud prima di decidere di tornare indietro per salvaguardare le loro vite. Nonostante il fallimento nel raggiungere il Polo Sud, Shackleton detenne il primato di avvicinamento per tre anni.

LA SPEDIZIONE ENDURANCE

La sua impresa più famosa rimane, però, la Spedizione Endurance del 1914-1917, un’epica storia di sopravvivenza, coraggio e determinazione nell’affrontare le avversità più estreme. La spedizione di Shackleton per attraversare il continente antartico partì da Plymouth nel 1914, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’Endurance rimase intrappolata nella banchisa nel Mare di Weddell nel gennaio 1915 e venne stritolata dai ghiacci dopo quasi dieci mesi di deriva. Shackleton e il suo equipaggio, naufraghi alla mercè di uno degli ambienti più inospitali del nostro pianeta, iniziarono quindi la lotta per la sopravvivenza, affrontando stenti, sofferenze e sfide inimmaginabili. Nonostante le avverse condizioni meteorologiche e le difficoltà incontrate, comunque, Shackleton riuscì a organizzare il salvataggio di tutti i suoi uomini, dimostrando un coraggio straordinario e una leadership senza pari.

I LIBRI SULLA SPEDIZIONE ENDURANCE

Ora che abbiamo riassunto a grandi linee la vita di questo straordinario esploratore, veniamo a noi. Numerosi libri sono stati scritti per narrare le incredibili sfide affrontate da Shackleton e dal suo equipaggio durante questa spedizione leggendaria.

Endurance – L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud di Alfred Lansing è considerato il miglior resoconto della spedizione in assoluto. Il libro cattura l’essenza dell’impresa di Shackleton attraverso una narrazione avvincente e dettagliata. Lansing trasporta i lettori in un viaggio straordinario attraverso il gelo implacabile dell’Antartide, mentre Shackleton e il suo equipaggio lottano contro il freddo, la fame e l’isolamento per sopravvivere e trovare il loro cammino verso la salvezza. Avvincente come un romanzo, crudo come la realtà. Se volete dargli un’occhiata, lo trovate qui.

Sud – La spedizione dell’Endurance, invece, consiste nella pubblicazione del diario di bordo dello stesso Shackleton, che testimonia la terribile quotidianità di quei lunghi anni trascorsi in mezzo ai ghiacciai, a bordo di scialuppe, a piedi tra i monti. Un racconto duro, ma necessario per restituirci la verità di quanto accaduto. Se volete saperne di più, basta cliccare qui.

Ultimo, ma non per importanza, vi proponiamo Shackleton in Antartide, con le fotografie di Frank Hurley. Famoso fotografo e cineoperatore, Hurley partecipò alla spedizione di Sir Ernest Shackleton continuando a fotografare fino alla fine, nonostante le difficoltà, e catturando addirittura l’arrivo dei soccorsi e il salvataggio dei naufraghi di Elephant Island il 30 agosto 1916. Le sue fotografie costituiscono la testimonianza di una delle più incredibili odissee antartiche della storia e uno dei più impressionanti reportage fotografici di sempre. Trovate anche questo libro sul nostro eshop, cliccando qui.

Virginia Woolf in gita al faro

Virginia Woolf

Cari lettori, questa volta il titolo dell’articolo lascia pochi spazi ai dubbi. Di chi mai parleremo? Chi avrà scritto il classico della letteratura marinaresca che vogliamo presentarvi? Eh sì, proprio lei, la regina della letteratura inglese: Virginia Woolf. Oggi vogliamo raccontarvi di uno dei suoi romanzi più celebri e dai tratti certamente autobiografici: Gita al faro. Ma prima…

ADELINE VIRGINIA STEPHEN

Nata nel 1882, Virginia Woolf (nata, appunto, Stephen) crebbe in una famiglia e in un ambiente ricchissimi di stimoli intellettuali e artistici grazie al padre, autore e critico letterario, e alla madre, modella per pittori. La casa era frequentata da artisti e letterati dell’epoca, fattore che contribuì non poco al nascere della passione per la scrittura in Virginia.

LE PERDITE E I TRAUMI

Sebbene agiata e inizialmente molto felice, la vita dell’autrice non fu semplicissima. Vittima di abusi da parte di due dei suoi fratellastri, perse la mamma a 13 anni e poco dopo la colpirono anche il lutto per una sorella e il padre. Tutti questi traumi e queste perdite furono probabilmente il fattore scatenante del suo primo crollo nervoso, cui ne seguirono molti altri. Recentemente, sulla base delle scoperte scientifiche avvenute dopo la sua morte, si è arrivati ad una diagnosi postuma di disturbo bipolare accompagnato da psicosi.

LA VITA ADULTA

Nonostante la profonda depressione che caratterizzò alcuni periodi della sua vita e la sua tragica fine (morì suicida dopo aver scritto una commovente lettera all’amatissimo marito), Virginia Woolf ebbe una vita adulta piena e soddisfacente: partecipò a diversi circoli culturali, fondò la casa editrice Hogarth Press insieme al marito Leonard Woolf, fu attivista femminista e suffragetta, ebbe relazioni con diverse donne (tra cui la più nota fu quella con Vita Sackville-West) e scrisse le numerose opere che la resero famosa. Virginia fu in contatto con autori del calibro di Sigmund Freud, Thomas Eliot, James Joyce e il nostro Italo Svevo, tutti pubblicati dalla sua casa editrice.

JAMES JOYCE E LO STREAM OF CONSCIOUSNESS

Con James Joyce, autore del celeberrimo Ulisse, Virginia non ebbe in comune solo l’anno di nascita e di morte (1882-1941), ma anche l’utilizzo di una tecnica narrativa che li rese entrambi molto riconoscibili: lo stream of consciousness o flusso di coscienza. Virginia Woolf, come Joyce, abbandonò i dialoghi e le regole di grammatica e punteggiatura, preferendo concentrarsi sui pensieri dei suoi personaggi e sulla loro libera trascrizione.

GITA AL FARO

Questo stile narrativo è particolarmente evidente nel romanzo di cui vi abbiamo accennato all’inizio dell’articolo: Gita al faro. Protagonista è la famiglia Ramsey, madre, padre e otto figli, in vacanza all’isola di Skye insieme ai numerosi ospiti.

Nella prima parte viene raccontata la programmazione di una gita al faro per il giorno seguente e i dissapori che questa crea tra i due genitori.

La seconda parte è una sorta di collante tra la prima e la terza, che avvengono a distanza di 10 anni, e narra di quanto accade in Inghilterra in quel lasso temporale e di quali personaggi chiave muoiono: una è la Signora Ramsey. Come avviene nella famiglia Stephen, quella di Virginia, anche nella famiglia Ramsey la morte della mamma causa scompiglio e grande dolore al padre, che si sente perso.

Nella terza parte è proprio lui, insieme a due dei figli, a portare a termine quella gita organizzata dieci anni prima, chiudendo il cerchio.

Gita al faro – faro che parrebbe essere quello di Godrevy Island, isola situata in un golfo di fronte a St. Ives dove Virginia Woolf passava le sue estati da bambina – è disponibile alla Libreria del Mare! Se vi va di dargli un’occhiata, basta cliccare qui.

 

 

 

Longitudine: storia di un orologiaio

Longitudine

Cari lettori, quello che state per leggere è un articolo dedicato a un classico della letteratura marinaresca, ma non ci stupiremmo se, questa volta, foste totalmente ignari di chi sia il protagonista dell’opera. Oggi parliamo di John Harrison, di Dava Sobel e di Longitudine, un libro che vi farà venire voglia di riscoprire la storia della navigazione.

PARTIAMO DALLE BASI

Prima di parlarvi di Harrison, di Sobel e del libro in questione riteniamo opportuno fare un breve ripasso di due concetti fondamentali in geografia e, quindi, anche durante la navigazione: latitudine e longitudine. La latitudine è la distanza angolare di un punto dall’Equatore (che, infatti, ha latitudine 0°); la longitudine è, invece, la distanza angolare di un punto dal meridiano di Greenwich.

PROBLEMI DI CALCOLO

Nel 1714 il governo britannico, che faceva della sua marina un grande vanto, si rese conto che c’era qualche problema con i sistemi di calcolo durante le navigazioni. Se, infatti, la latitudine era semplice da calcolare grazie alla posizione del Sole e della stella polare, non si poteva dire lo stesso della longitudine. Il calcolo della longitudine era impreciso, spesso errato, con conseguenze disastrose. Un calcolo sbagliato poteva, infatti, portare a naufragi e perdite umane. Per questo motivo si rese necessario trovare un metodo per misurarla correttamente. Come? Attraverso quello che oggi definiremmo un bando di gara.

JOHN HARRISON

Ed è a questo punto della storia che entra in campo John Harrison, l’orologiaio autodidatta che ha cambiato per sempre le sorti della navigazione. John, figlio di un falegname, era un grande appassionato di meccanica e ingranaggi e ne diede prova già a 20 anni quando, senza alcuna esperienza, realizzò un orologio funzionante interamente in legno. Da allora cercò di affinare sempre di più le sue capacità, finché si imbatté nel concorso indetto dal governo britannico: si offrivano ventimila sterline a chi avesse trovato un modo per semplificare e perfezionare il calcolo della longitudine.

IL PRIMO CRONOMETRO MARINO

Gli ci vollero cinque anni di studio, ma alla fine John riuscì a realizzare un cronometro marino caricato a molla in grado di calcolare anche in mare aperto l’esatta longitudine della nave sulla quale era stato installato. Tuttavia la prima versione del suo cronometro, chiamato H1, era decisamente ingombrante e pesava oltre 35 kg. Anni dopo, la versione H4 raggiunse la perfezione, ma il governo gli pagò solamente la metà del premio stabilito, imponendogli di produrne altre due copie identiche. Harrison, ormai anziano, si mise al lavoro sul modello H5 e commissionò a un collega (Larcum Kendall) la produzione della seconda copia, che sarà poi chiamata K1. Il risultato? Harrison non riscosse mai il premio per intero, ma la sua geniale invenzione cambiò per sempre la storia della navigazione: pensate che il K1 venne utilizzato persino dal celeberrimo James Cook nelle sue esplorazioni dell’Oceano Pacifico!

DAVA SOBEL

Dava Sobel, divulgatrice scientifica, ha raccontato questa storia straordinaria e incredibilmente poco conosciuta nel suo saggio Longitudine. Disponibile alla Libreria del Mare, quest’opera ci permette di conoscere a fondo la genialità di Harrison, le fatiche e gli ostacoli incontrati sul suo cammino e quanto il suo lavoro abbia cambiato la storia della navigazione.

Se volete dare un’occhiata al classico di Dava Sobel, cliccate qui.

Per saperne di più sui viaggi di James Cook, invece, potete sbirciare i suoi diari di bordo cliccando qui.

 

Giovanni Soldini ci porta “Nel blu”

Giovanni Soldini

Cari lettori, per il classico della letteratura marinaresca di questo mese abbiamo selezionato un titolo non molto recente, ma indubbiamente non vi stupirete della nostra scelta. Stiamo parlando, infatti, di uno dei più grandi skipper della storia italiana: il milanese Giovanni Soldini.

NEL BLU

Nel blu è un’autobiografia. Giovanni Soldini, esperto navigatore, ci racconta in queste pagine del suo amore per il mare e della sua brillante carriera, partendo proprio dalle sue emozioni e sensazioni. Anche in questo senso, dunque, Nel blu può essere definito un classico della letteratura marinaresca: sono numerosi i navigatori che hanno utilizzato i propri diari di bordo per raccontarci come si sta in mare e come si affrontano fatiche e soddisfazioni della vita in barca.

IL NAVIGATORE

Ma c’è un altro motivo per cui Giovanni Soldini può (e deve) essere preso come esempio virtuoso. Anzi, due. Il primo è che la sua carriera, iniziata nel 1988 a 22 anni, è letteralmente costellata di primi posti e di record mondiali, conseguiti in praticamente ogni competizione nella quale Soldini si sia trovato a gareggiare. Il secondo è che quest’uomo non è solo un ottimo navigatore, ma anche una persona straordinaria (anche se, probabilmente, lui non sarebbe d’accordo con questa definizione).

IL SALVATAGGIO DI ISABELLE AUTISSIER

Nel 1998, infatti, durante la regata internazionale per navigatori solitari Around Alone, ha salvato la vita alla concorrente e amica Isabelle Autissier, che si trovava in gravissime difficoltà a seguito del ribaltamento della sua imbarcazione. Questo salvataggio gli è valso una Medaglia d’Oro al Merito, di cui riportiamo parte della motivazione.

Il Soldini dirigeva senza indugio, interrompendo la regata, verso l’imbarcazione sinistrata navigando per oltre 180 miglia in condizioni meteomarine particolarmente avverse e compiendo una complessa operazione di ricerca e soccorso in un ampio tratto di mare. Dopo circa 24 ore di ininterrotta e impegnativa navigazione, Soldini rintracciava l’imbarcazione francese capovolta traendo in salvo la Autissier. In tale operazione Giovanni Soldini dava prova di elevatissimo spirito di altruismo, generosità, slancio e determinazione nel portare primo soccorso a persona in grave pericolo di vita oltre che somma perizia marinaresca nel saper governare l’imbarcazione nelle operazioni di ricerca e recupero in condizioni meteorologiche avverse.

UN UOMO QUALUNQUE

Tutt’oggi Giovanni sostiene di non aver fatto niente di insolito, perché la consuetudine navale da millenni dimostra che in mare si soccorre e si aiuta qualunque imbarcazione in difficoltà, qualunque persona in pericolo di vita.

Recentemente Soldini, durante la serata di presentazione del film Soudain, seuls (tratto da un libro di Isabelle Autissier) a cui abbiamo partecipato il mese scorso, ha ribadito questo concetto, sottolineando come per lui sia incredibile l’indifferenza con cui assistiamo, invece, da decenni a decine di migliaia di morti all’anno nel Mar Mediterraneo. Un uomo modesto e di poche parole, ma quando decide di parlare non manca di schiettezza e profondità, non c’è dubbio!

Se vi abbiamo incuriositi e volete leggere Nel blu, non vi resta che cliccare qui.

Per dare una sbirciata, invece, al romanzo di Isabelle Autissier che abbiamo citato poc’anzi, potete cliccare qui.

Giovanni Malquori e il suo sogno sostenibile

Giovanni Malquori

Cari lettori, diverse volte nel corso degli anni vi abbiamo raccontato di circumnavigazioni del globo e di persone decise a lasciare tutto per viaggiare. Può essere che qualche volta abbiate pensato che questa narrazione fosse un po’ semplicistica, anche manchevole. Mollare tutto per girare il mondo pare un’impresa possibile solo partendo da una condizione di grande privilegio, inutile nasconderlo. Ma è davvero così? Per questo motivo vogliamo parlarvi di Giovanni Malquori e del suo sogno sostenibile.

MOLLARE TUTTO?

Giovanni Malquori, musicista e padre, era soddisfatto sia del suo lavoro sia della sua famiglia. Tuttavia, un sogno lo teneva sveglio di notte, un desiderio bruciante che non lo abbandonava mai: fare il giro del mondo in barca a vela. Pur essendo anche appassionato di mare e di navigazione, Giovanni non considerava di buon occhio l’opzione mollo tutto e parto a bordo della mia barchetta: non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo lavoro e la sua famiglia, ma nemmeno di rinunciare al suo sogno… Così Malquori ha trovato un buon compromesso: un giro del mondo a tappe.

L’ATLANTICO

Il primo passo è stato quello di muovere la sua Papayaga dalle coste di Anzio all’Oceano Atlantico. Giovanni pensava quasi di vendere la barca alla fine della traversata, accontentandosi di questa parte di esplorazione, ma il destino (oltre alla famiglia, agli amici e ai collaboratori!) gli ha sorriso. La scuola di musica (da lui fondata appositamente per avere un lavoro più flessibile) ha imparato a camminare da sola e la sua famiglia ha deciso di seguirlo nella sua impresa durante i periodi di vacanza.

L’anno successivo ho proposto ai bambini di fare le vacanze di Natale ai Caraibi, per vedere l’isola dove era stato Jack Sparrow. Erano entusiasti. Da lì in poi sono stati loro a chiedermi: “La prossima volta dove andiamo?” Era come avere una casa delle vacanze itinerante: papà la sposta e i bimbi la raggiungono. 

IL PACIFICO

Dieci anni dopo l’Atlantico è stata la volta del Pacifico. Giovanni, che a questo punto aveva due figli maggiorenni e un neonato avuto con la nuova compagna, ha continuato a viaggiare portando con sé la sua famiglia. Il suo terzo figlio ha fatto il suo primo bagno a Bora Bora, alla faccia di chi credeva che questa scelta fosse egoista. E così, quello che sembrava un compromesso, quasi un ripiego – questo giro del mondo a tappe –  è diventato la realizzazione del suo sogno, sostenibile sia dal punto di vista economico sia a livello di gestione del lavoro e della famiglia.

IL LIBRO

Troverete tutto questo e altro ancora nel libro Il sogno sostenibile, che ha vinto il Premio Marincovich nel 2018. Tra le pagine prende forma un concetto che sta alla base di tutte le scelte compiute da Giovanni: non è mai troppo tardi per inseguire i propri sogni, meglio se sostenibili!

Se volete dare un’occhiata a Il sogno sostenibile, basta cliccare qui!

Stefano Benni e il suo bar sotto il mare

Stefano Benni

Cari lettori, eccoci tornati con la nostra rubrica dedicata ai classici della letteratura marinaresca. Oggi vi portiamo con noi in un posto molto speciale, Il bar sotto il mare di Stefano Benni. Ci siete già stati? Esploriamolo insieme!

MA PRIMA

Nel caso in cui abbiate vissuto (è il caso di dirlo) sott’acqua fino a oggi e non conosciate Stefano Benni, due parole sul nostro autore. Nato in piena estate nel 1947 a Bologna, Benni è uno scrittore a tutto tondo: scrive poesie, sceneggiature, articoli di giornale e, ovviamente, racconti. 

AL BAR SPORT CON BENNI

La sua prima raccolta di racconti si intitola Bar Sport, è uscita nel 1977 e ha reso celebre sia la sua tagliente satira contro la contemporaneità sia il suo stile comico e parodistico, ricco di giochi di parole e neologismi. Indimenticabile la Luisona, la pasta che, in ogni bar-sport che si rispetti, giace da anni sotto la cloche, ormai parte integrante dell’arredamento. La passione di Stefano Benni per i bar appare, dunque, chiara fin dall’inizio della sua carriera di scrittore e questo per un motivo ben preciso. Quale luogo migliore per far incontrare personaggi strambi, pieni di storie da raccontare?

IL BAR SOTTO IL MARE

Così, 10 anni dopo il Bar Sport, nel 1987 Stefano Benni ci porta con sé in un altro bar: Il bar sotto il mare. L’Ospite, il protagonista di questo racconto, segue un uomo che si addentra nel mare, per scoprire un bar nascosto sotto la superficie in cui 23 personaggi gli riferiranno le loro folli storie. Toccherà anche a lui, avventore e uditore per caso, raccontare infine la sua storia, trasformandosi nel narratore.

PERSONAGGI E RACCONTI

Ogni personaggio racconta una storia diversa, ognuna più fantasiosa e incredibile della precedente: dal verme mangiaparole al marziano innamorato, passando per il marinaio. È proprio lui a raccontare una versione parodistica della storia di Moby Dick: a bordo della nave Fidèle, di ritorno dalla Polinesia, il marinaio si imbatte in un’enorme balena, Matu-Maloa, che si innamora del Capitano Charlemont. Al rientro in porto, dopo averne inizialmente rifiutato le avance, il capitano pare cederle, sparendo trasportato sul suo dorso.

Stefano Benni, che è anche la voce dell’audiolibro di Novecento, romanzo di Alessandro Baricco di cui vi abbiamo parlato in questo articolo, ha davvero creato un piccolo capolavoro con i suoi racconti da bar sotto e sopra il mare!

Se volete leggere Il bar sotto il mare, lo trovate qui!

Joseph Conrad, lo scrittore marinaio

Joseph Conrad

Cari lettori, è di nuovo tempo di parlare di un classico della letteratura marinaresca. Come accade spesso, non parleremo di un singolo volume, ma di un autore e di molte sue opere. Anche in questo caso il protagonista del nostro articolo, prima ancora di essere scrittore, è stato soprattutto un uomo di mare: Joseph Conrad.

L’EDUCAZIONE

Figlio di Apollo Korzeniowski e della sua consorte Ewa Bobrowska, Joseph Conrad apparteneva alla borghesia polacca e fu successivamente naturalizzato britannico. Rimasto orfano di entrambi i genitori a soli 11 anni, crebbe con lo zio materno Tadeusz Bobrowski, che puntò molto sulla sua istruzione e incentivò il giovane ad appassionarsi alla lettura.

L’INCONTRO CON IL MARE

Allo stesso tempo, lo zio cercò di dissuaderlo dal desiderio di andare per mare, interesse che Conrad manifestò molto presto. Quando, però, Joseph corse il rischio di essere arruolato nell’esercito zarista, suo zio lavorò duramente per riuscire a farlo imbarcare su navi francesi come marinaio. Fu così che nel 1874 Joseph Conrad salpò da Marsiglia in direzione Martinica. La vera svolta, però, avvenne quando, dopo un periodo di vita piuttosto sregolato a Parigi, si imbarcò per la prima volta su una nave della Marina Britannica. Qui imparò la lingua inglese ed ebbe finalmente l’occasione di prendere confidenza con i classici della letteratura britannica, che influenzeranno in maniera determinante il suo lavoro di scrittore.

LE OPERE

Così, dopo aver esplorato il mare in lungo e in largo ed essersi appassionato alla letteratura, a Joseph non restò che fondere queste due passioni diventando uno scrittore di mare. Accadde nel 1894, quando decise di abbandonare la vita di mare per dedicarsi anima e corpo al lavoro di autore, scegliendo l’inglese come lingua d’elezione. Pubblicò il suo primo romanzo, La follia di Almayer, nel 1895, ma fu nel 1899 con il celeberrimo Cuore di tenebra che Conrad raggiunse ufficialmente la celebrità e il riconoscimento, da parte di pubblico e critica, come uno dei più importanti scrittori moderni in lingua inglese.

CURIOSITA’

Forse non tutti sanno che Francis Ford Coppola, noto regista statunitense, ha realizzato il suo famosissimo Apocalypse Now adattando proprio la trama e le caratteristiche narrative e ambientali di Cuore di Tenebra. Si tratta di una felicissima trasposizione che ha dell’incredibile: la storia di Conrad è ambientata nell’Africa Nera di fine Ottocento, mentre quella di Coppola si sviluppa nel Novecento, nel bel mezzo della Guerra Fredda (durante la Guerra del Vietnam).

CONRAD ALLA LIBRERIA DEL MARE

Joseph Conrad è, indubbiamente, uno degli autori che ha maggior titolo per rientrare con le sue opere nella categoria dei classici della letteratura marinaresca. Se volete dare un’occhiata ai suoi libri disponibili (o che possiamo procurare), basta cliccare qui o passare a trovarci in libreria.

Barca Pulita, la storia di Carlo e Lizzi

La Barca Pulita di Carlo e Lizzi

Cari lettori, oggi lasciare tutto e partire per viaggi esotici è una pratica piuttosto comune e ormai inflazionata. Soprattutto grazie ai social, conosciamo moltissime storie di singoli, coppie e anche intere famiglie che hanno abbandonato il proprio lavoro, venduto il superfluo e sono partiti per terra o per mare. Negli Anni Ottanta, però, questa scelta non era così usuale e, anzi, era considerata da molti una follia. A intravederne il potenziale, nel 1988, furono i nostri amici Carlo e Lizzi, partiti per la loro prima circumnavigazione del globo in barca a vela proprio quell’anno. Del loro progetto, Barca Pulita, vogliamo raccontarvi in questo articolo.

Mare, Barca Pulita, Carlo Auriemma ed Elisabetta Eordegh

UNA VITA A ESPLORARE

Sono oltre tre decenni che Elisabetta Eordegh e Carlo Auriemma, per gli amici Lizzi e Carlo, girano il mondo documentando le loro imprese e scoperte. Se con la loro videocamera hanno potuto realizzare diversi documentari, permettendoci di osservare con i nostri occhi le meraviglie del mondo, con la penna e la macchina fotografica hanno realizzato i loro libri. Far conoscere a tutti noi ciò che vanno scoprendo negli angoli più remoti del pianeta è il loro obiettivo. Incontri con popoli e culture molto distanti da noi, paesaggi incontaminati, tradizioni quasi dimenticate, animali in via d’estinzione: tutto questo ci arriva grazie al loro costante lavoro di documentazione.

SOTTO UN GRANDE CIELO

Il loro libro d’esordio non poteva che descrivere il loro primo giro intorno al mondo, quello per compiere il quale hanno lasciato la loro vita normale e si sono lanciati in mare. Sotto un grande cielo, infatti, è il resoconto di un viaggio e di come il mare possa cambiare profondamente l’esistenza e il modo di pensare di chi con esso ha stretto un legame intimo e indissolubile.

MAR D’AFRICALa Libreria del Mare, Milano - Barca Pulita di Carlo Auriemma ed Elisabetta Eordegh - Ancoraggio da prua

Dopo il successo del primo libro, Carlo e Lizzi ce ne hanno regalato un secondo, Mar d’Africa. Il titolo, che rimanda al famoso mal d’Africa di cui soffre chiunque abbia vissuto e assaporato questa terra, chiarisce subito cosa troveremo all’interno. Mar d’Africa racconta la rotta dal Mar Rosso all’Oceano Indiano alla ricerca di isole, popoli e luoghi sconosciuti. Cacciatori di squali e accampamenti di nomadi, sconosciute basi pirata, atolli e villaggi inaccessibili: di tutto questo e molto altro hanno scritto Lizzi e Carlo in questo libro.

AMICI

Vi raccontiamo questa storia, cari lettori, perché da anni La Libreria del Mare sostiene il progetto Barca Pulita e il lavoro di Carlo e Lizzi, due amici prima che due navigautori. Negli anni hanno pubblicato diversi altri libri, che ormai però non si trovano più in commercio. Enorme è anche la mole di documentari prodotti per la televisione italiana e per quella svizzera. Tutto questo grazie alla loro Barca Pulita, l’imbarcazione che li accompagna da tempo immemore in tutte le loro navigazioni grazie alla forza del vento… e a bordo della quale sperimentano nuove tecnologie per la conversione pulita dell’energia.

Cosa ne pensate? Molti di voi certamente conoscono già Barca Pulita… Ma per chi volesse saperne di più, trovate tutti i libri e i documentari di Carlo e Lizzi cliccando qui.

 

Eric Tabarly, in mare dall’inizio alla fine

Eric Tabarly

Cari lettori, riuscite a immaginare una fine contemporaneamente migliore e peggiore, per un marinaio, di quella in mare? Forse stiamo correndo troppo: facciamo un passo indietro. In questo articolo parleremo di Eric Tabarly, della sua vita e delle sue imprese, ma anche dei suoi scritti. In particolare di Guida alle manovre, illustrata da Titouan Lamazou. Pronti? Salpiamo l’ancora!

L’INIZIO

Eric Tabarly nacque a Nantes, in Francia, il 24 luglio del 1931, in una famiglia già dedita alla vela. All’età di 3 anni scoprì la sua passione per il mare salendo a bordo dell’Annie, la barca di famiglia. E se gli altri bambini, sul finire degli Anni Trenta, ricevevano per il loro compleanno modellini di treni o versioni rudimentali del meccano, Eric riceveva barche. Non barche giocattolo,  intendiamoci! Ad appena sette anni salì per la prima volta sul Pen Duick, un’imbarcazione progettata da William Fife che il padre aveva appena acquistato, e da allora fece del mare la sua ragione di vita, ribattezzando ogni barca allo stesso modo.

GLI ANNI PER MARE

Tabarly ha giocato un importante ruolo nella promozione della vela in Francia: grazie a lui e alle sue imprese così tanti francesi si appassionarono a questa pratica che Eric ricevette la Legione d’Onore dal Generale De Gaulle. Fra le sue vittorie di maggior prestigio possiamo citare senz’altro quelle della Transat nel 1964 e nel 1976 e della Transat Jacques Vabre nel 1997.

LA GUIDA ALLE MANOVRE

Nel 1977, a bordo del Pen Duick VI, Eric Tabarly chiese a  Titouan Lamazou di contribuire con le sue illustrazioni al manuale di manovra a cui stava lavorando da qualche tempo. Così, mentre navigavano tra le Isole Marchesi, le Tuamotu, le Gambier, le Australi e la Polinesia, i due partorirono la Guida alle manovre di cui vi accennavamo all’inizio dell’articolo. Si tratta di una sintesi dell’immensa esperienza acquisita da Eric Tabarly in un’intera esistenza dedicata alla navigazione a vela, tradotta in italiano anni fa da Mursia e poi sparita dal commercio. Oggi rivede la luce in una nuova veste editoriale grazie alle Edizioni Il Frangente di Verona. Una vera chicca per tutti i lupi di mare!

LA FINE

Estate, esterno notte leggeremmo se questa fosse una pièce teatrale e non ciò che accadde, ahinoi, realmente a uno dei velisti più noti del XX Secolo. Al largo del Mare d’Irlanda il 12 giugno 1998, intorno alle undici di sera, Tabarly cadde in acqua mentre si dirigeva con il suo Pen Duick ai celeberrimi cantieri scozzesi William Fife per un raduno di barche progettate dalla famiglia Fife. Il suo corpo venne rinvenuto solo un mese dopo, il 17 luglio, a 80 chilometri dal punto di caduta. Morire in mare: riuscite a pensare, cari lettori, a una fine contemporaneamente migliore e peggiore per un marinaio?

La prematura scomparsa di Tabarly ha lasciato un grande vuoto nel mondo della vela e ancora oggi il suo nome riecheggia negli yacht club, di banchina in banchina, da un porto all’altro… La sua eredità rimane scritta nella pagine della storia dello yachting e in alcuni suoi libri che ancora oggi si possono trovare alla Libreria del Mare.

Se volete scoprire di più sul libro Guida alle manovre, basta cliccare qui.

Per saperne di più, invece, sulla sua vita e sulle sue imprese, vi consigliamo Memorie del largo, che trovate qui.