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tahiti nui

Autore: bengt danielsson

Editore: garzanti libri

ISBN: LDM1689691704

Esaurito

COD: LDM1689691704 Categorie: ,

Descrizione

Raro esemplare della prima edizione di Aldo Garzanti Editore del 1961 in ottimo stato di conservazione, collana “I grandi viaggi illustrati”. In-8, legatura editoriale telata azzurra con impressioni oro al piatto anteriore e al dorso; sovraccoperta in carta plastificata illustrata a colori con alette (con evidenti segni del tempo, soprattutto in testa); 240 pp., con risguardi illustrati a colori e 21 fotografie in nero fuori testo.

Fotografie di Alain Brun e A. Sylvain, sovraccoperta di Fulvio Bianconi e traduzione dall’inglese di Hilja Brinis.

Dalle alette: L’8 novembre 1956, dal porto di Papeete, nell’isola di Tahiti, partiva la Tahiti Nui, una piccola zattera di bambù in tutto simile alle antiche imbarcazioni dei navigatori tahitiani che, in tempi preistorici, avevano compiuto viaggi di un’audacia leggendaria.

Guida la rotta della Tahiti Nui il famoso navigatore e studioso francese Eric de Bisschop, che dal 1932 aveva percorso in ogni senso il Pacifico e i Mari del Sud su leggerissime imbarcazioni, mettendo più volte a repentaglio la vita. In tutti questi suoi rischiosi e solitari tentativi, Eric de Bisschop cercava la conferma delle sue teorie etnologiche, per cui le prime correnti migratorie nel Pacifico si dovevano far risalire all’iniziativa di preistorici navigatori su zattere primitive, con le quali essi avrebbero sostenuto l’urto violentissimo delle correnti e dei venti seguendo una rotta estremamente pericolosa, ovest-est, dalla Polinesia alle coste del Cile. Era la teoria opposta a quella di un altro grande navigatore, Thor Heyerdhal, il famoso protagonista della spedizione del Kon-Tiki, il quale riteneva invece che queste antichissime correnti migratorie avessero avuto origine nell’America del Sud. La Tahiti Nui era per il sessantottenne De Bisschop il coronamento di sacrifici e di lotte, lo strumento con cui avrebbe finalmente potuto provare in forma concreta la giustezza delle sue idee; era soprattutto il raggiungimento della sua antica, romantica aspirazione a ripercorrere il cammino tracciato da quegli antichi navigatori polinesiani con cui egli sentiva di aver tante e profonde affinità.

Partita da Papeete, la Tahiti Nui iniziava la sua straordinaria avventura; dopo un primo percorso di 4000 miglia, essa non esisteva quasi più, ridotta a uno scricchiolante rottame dai venti, dalle correnti e dalle furiose tempeste. Salvati da un incrociatore cileno, De Bisschop e i suoi compagni, coi resti della zattera, costruiscono una ancor più piccola Tahiti Nui II con cui si rimettono in mare da Valparaiso diretti a Tahiti, sulla stessa rotta del Kon-Tiki. Nuovamente respinti dalle correnti e dai venti contrari, vedono sfasciarsi anche la loro seconda zattera. De Bisschop, gravemente malato, cede il comando della spedizione ad Alain Brun, ma ha ancora la forza di dirigere i lavori per costruire una terza, minuscola zattera, la Tahiti Nui III, con la quale giungono alle isole Cook e sbarcano a Rakahanga. La spedizione ha avuto successo, ma Eric non scende vivo a terra: rimarrà per sempre nel piccolo cimitero di Rakahanga. E, nel 1958, il ritorno a Tahiti è triste per i suoi compagni.

La storia di questa eccezionale avventura è narrata da Bengt Danielsson con il tono semplice, preciso e commosso con cui egli stesso l’ascoltò dalla viva voce dell’amico di Eric, Alain Brun; ed è insieme la rievocazione di un’impresa e di un uomo, il libro della spedizione della Tahiti Nui e della straordinaria vita di Eric de Bisschop.

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