viaggio intorno al mondo sull’astrolabe e la boussole
€29,00
Autore: jean-françois de laperouse
Editore: rizzoli (mondadori libri)
ISBN: LDM1658243764
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Descrizione
Raro esemplare della prima edizione di Rizzoli Editore del 1982 in perfetto stato di conservazione. In-8, legatura editoriale con copertina rigida cartonata azzurra con stampa in bianco al dorso; sovraccoperta in carta plastificata (con lievi segni del tempo al piede) illustrata a colori con alette (appena ingiallite); 376 pp., con risguardi e antiporta illustrati in nero e numerosissime illustrazioni in nero nel testo.
Traduzione di Graziella Cillario.
Dall’aletta anteriore: Ci sono notizie di Lapérouse? Luigi XVI, alla vigilia della sua esecuzione, rendeva un paradossale omaggio a una grande impresa che, nata come l’idée du regne di un ancien régime al tramonto, si era invece svolta secondo i canoni di quelle lumières che avevano minato i fondamenti della monarchia. Se non avesse fatto naufragio sui fondali corallini delle Nuove Ebridi, il grande navigatore sarebbe stato di ritorno giusto al tempo della presa della Bastiglia.
Con Lapérouse si chiude un secolo che aveva visto il remoto e immenso Oceano Pacifico, il Grande Mare del Sud con le sue isole favolose, protagonista dell’ultima grandiosa ondata di esplorazioni del nostro pianeta. Tramonta l’affascinante dilettantismo di Bougainville, si affermano i metodi scientifici di Cook verso il quale, al momento di ancorarsi alle Hawaii, il conte di Lapérouse esprime tutta l’ammirazione che solo un francese imbevuto dello spirito dell’Encyclopédie poteva rivolgere a un inglese.
In questo diario di bordo cogliamo soprattutto il passaggio dall’età delle utopie dei philosophes e degli itinerari di immaginazione verso isole incontaminate, vero genere letterario, all’età del fait positif. Per un singolare destino l’Oceano Pacifico che esploriamo a bordo dell’Astrolabe e la Boussole è il luogo deputato nel quale la civiltà occidentale ha consumato alcuni dei suoi miti più tenaci, dal buon selvaggio all’ultimo paradiso di Melville, Stevenson e Gauguin. Sempre nel tentativo di proiettarsi fuori della storia e al di là di quell’universo culturale e sociale che avrebbe costruito gli stessi grattacieli sulle spiagge di Rimini e di Honolulu. Ma in questo immenso mare, che copre un terzo del globo, navigando dall’isola di Pasqua a Macao, dalle Samoa alle Tonga, ci è concesso, forse per l’ultima volta, di vivere attraverso queste pagine l’intramontabile fascino del grande viaggio.
Poi tutto sarà diverso e Lévi-Strauss potrà ai giorni nostri pronunciare nel suo Tristi tropici la celebre invettiva Odio i viaggi e gli esploratori: Oggi che le isole polinesiane, soffocate dal cemento armato, sono trasformate in portaerei pesantemente ancorate al fondo dei mari del Sud, come potrà la pretesa evasione dei viaggi riuscire ad altro che a manifestarci le forme più infelici della nostra esistenza storica? Capisco allora la passione, la follia, l’inganno dei racconti di viaggio. Essi danno l’illusione di cose che non esistono più e che dovrebbero esistere ancora per farci sfuggire alla desolata certezza che 20000 anni di storia sono andati perduti.