Non si pensa mai, né si vede scritto, che i grandi marinai come Colombo, Vespucci, da Gama e molti altri, erano navigatori scalzi, ossia andavano verso l’ignoto servendosi di una strumentazione primitiva. L’argomento di questo libro, inedito in Italia, prende in considerazione questo aspetto fondamentale dell’andar per mare non solo dei grandi navigatori dei secoli XV e XVI, ma anche di coloro che li avevano preceduti pur non essendo passati alla storia. Chi navigava per la prima volta in acque sconosciute non possedeva carte nautiche, essendo del tutto inesistenti, e i mezzi di cui poteva disporre per sapere la propria posizione erano quanto mai primitivi: l’osservazione di qualche stella, il volo degli uccelli, il colore del mare… le cognizioni dei navigatori scalzi andarono via via arricchendosi nel corso dei millenni, in particolare la cartografia e la strumentazione, rendendoli così sempre meno scalzi. Oggi sarebbe del tutto impensabile affrontare grandi navigazioni d’altura e non disporre di adeguati strumenti e carte elettroniche. Gli ultimi navigatori che possiamo definire scalzi furono quelli che nel XX secolo si avventurarono tra i ghiacci delle calotte polari, soprattutto nel Mare Glaciale Artico.