Nel 1569, una nave partì dal porto di Napoli per raggiungere la Spagna, quando fu catturata da una flotta di pirati saraceni. I pirati rimasero però sconcertati dal bottino: non oro o preziosi, ma un grosso carico di opere d’arte antica che apparteneva al Viceré Don Pedro Afan de Ribera. Costernati dall’inservibile e infruttuosa preda, i Saraceni gettarono tutto in mare. Ma, in quel carico, c’era una statua di marmo che riproduceva a figura intera una fanciulla in atto di preghiera: i Napoletani, dicevano che fosse tra le più belle opere antiche della loro città; era una statua della Sirena Partenope, l’antico nume tutelare di Neapolis.
Ora sono proprio le fattezze di quella statua a far partire questa “indagine”: la Sirena qui non è il mostro mezzo donna e mezzo uccello della mitologia, né la creatura metà donna e metà pesce che oggi si conosce attraverso il cinema e la letteratura. Ma allora, se la Sirena Partenope non è tutto questo, cos’altro potrebbe dirci quella statua perduta in fondo al mare? Chi è davvero la Sirena Partenope e come è stata raccontata la sua storia?