Racconto umanissimo e drammatico del calvario delle navi italiane impiegate come unità di scorta ai convogli diretti in Africa Settentrionale, attraverso la “rotta della morte” nel Canale di Sicilia. L’autore in questo romanzo fra cronaca e storia rompe la netta divisione tra realtà oggettiva e sentimento: i moti dell’anima sono trattenuti, congelati dalle circostanze; in tutta l’opera c’è un pudore di sentimenti, quasi un rifiuto a giudicare avvenimenti la cui portata travalica il singolo individuo per proporsi come condizione esistenziale assoluta.