Immergersi a non oltre venti metri di profondità, e sempre in apnea. È questo il “mare piccolo” di Franco Fresi, scrittore e poeta gallurese, per anni appassionato di immersioni nei fondali della Sardegna, dall’Arcipelago della Maddalena alle cale del Golfo di Alghero. Un mare familiare, sia perché frequentato assiduamente per anni, sia perché condiviso dalla compagnia dei figli, prima piccoli, poi giovani e, infine, adulti, e degli amici, ma anche di tutti quelli che, sopra il livello del mare, hanno goduto convivialmente intorno a un tavolo dei frutti prelibati di quelle immersioni. Istinto pescatore e voce poetica convivono nelle pagine di Fresi: è così che i sonnolenti banchi di scorfani e le flessuose corvine, le cernie intelligenti di Lavezzi e i saraghi pizzuti nella “Cala dell’uomo morto”, le triglie che cambiano colore o la coppia di polpi sorpresi a “fare l’amore”, diventano personaggi di un racconto danzante, sospeso tra favola esopica e piccolo trattato di etologia.