Tra la notte del 25 e il 26 Luglio 1956 al largo dell’Isola di Nantucket il transatlantico Stockholm taglia la rotta dell’Andrea Doria e la sperona violentemente provocando la morte di cinque membri dell’equipaggio e di quarantasei passeggeri alloggiati nelle cabine interessate. Nonostante una falla di 20 metri e metà delle lance di salvataggio inutilizzabili, nel giro di undici ore l’equipaggio e lo stato maggiore dell’ammiraglia italiana riescono con tenacia e senza perdersi d’animo a portare in salvo tutti i sopravvissuti all’urto (1600 persone), prima del definitivo e inevitabile affondamento della nave. In quella notte Eugenio Giannini si trovava sul ponte di comando dell’AAndrea Doria in qualità di terzo ufficiale di coperta, a fianco del comandante Pietro Calamai e del secondo ufficiale Curzio Franchini. Dopo molti anni di polemiche, accuse, silenzi e patteggiamenti tra le due compagnie di navigazione, che non hanno di fatto portato a un verdetto definitivo sulla dinamica esatta della collisione, sulle cause e soprattutto sulle responsabilità, ha deciso di scrivere senza peli sulla lingua la sua verità, facendo luce su uno dei più grandi salvataggi della storia navale.