Isola Esterna, Dalmazia. Un colpo di tramontana secca spinge la barca del Muto su uno scoglio brullo e inospitale, spazzato dal vento e dalle onde. È la fine dell’inverno e il pescatore sopravvive al gelo accendendo un fuoco, pescando e lottando per non cedere al sonno e alla morte. La storia di un quasi naufragio si arricchisce dei ricordi e dei pensieri che pervadono la sua solitudine. Ne scaturisce l’affresco di un mondo di leggende marinare e credenze vecchie come il tempo, dove l’esistenza è scandita dal fluire delle stagioni e dai ritmi della pesca, la gente vive e muore tra sentimenti semplici e forti e tutto ciò che non dice l’uomo lo racconta il mare. Nella mente del Muto scorrono le vicende del paese attraversato dalla violenza della guerra. Drammi che “vengono dalla terraferma e sbarcano sulla riva, portati dalla cattiveria degli uomini”, in contrasto con la vita pacifica e quasi immobile nel tempo di chi vive in una natura avara e generosa insieme, dove basta una pioggia per far maturare i frutti e calare un amo in mare per catturare un pesce.