«Il mare è la situazione reale e il viaggio è la vera condizione dell’uomo. Il mare è il luogo in cui avvengono gli eventi decisivi, i momenti di eterna scelta, la tentazione, la caduta e la redenzione».
Nel 1949, dopo che il secondo dei diluvi che avevano sommerso il mondo nella prima metà del secolo s’era appena ritirato, Wystan Hugh Auden, il maggiore e il più intelligente dei poeti inglesi cresciuti dopo il primo diluvio, sentì la necessità di comprendere la natura del romanticismo studiando il suo modo di trattare un unico tema, il mare. Ne nasce un vorticoso caleidoscopio in cui gli eroi romantici, veri viaggiatori baudelairiani che partono solo pour partir, si imbarcano su una varietà di mezzi che va dalla baleniera di Melville al setaccio di Lewis Carroll passando per il Nautilus di Verne, esibendo tutte le loro virtù assieme al loro rovescio. Più capricciosamente vari sono i viaggi, più ne emerge un’occulta geometria di allegorie, tipologie, parabole e simboli. Che il loro esito debba essere una catastrofe è implicito nelle loro premesse folli e maledette. Ma non dalla pazzia dobbiamo fuggire. «Leggendo il giornale di bordo dei loro fatali ma eroici viaggi, ricordiamoci del loro coraggio».