“E’ inappropriato chiamare questo pianeta Terra, quando chiaramente è Mare.” Così precisava lo scrittore Arthur C. Clarke. Tralasciando la geografia, basta setacciare tutto il materiale mitologico, religioso, letterario e cinematografico prodotto dall’Occidente per non dargli torto.
Il mare è un elemento ricorrente nella storia dell’umanità, metaforico più che fisico, simbolico prima ancora che geografico, e quelle di marinaio o di pirata, di naufrago o superstite, sono condizioni dell’anima più che della carne, tanto che Diego Gabutti in questo libro, tra reminiscenze alte e basse, attingendo a un repertorio vastissimo di miti, libri e film, finisce per rovesciare il celebre verso di John Donne: ogni uomo è un’isola, infatti, spesso squassata da tempeste, tifoni e mareggiate e persino la terra è popolata di squali e mostri, tenuta sotto schiaffo dagli dèi. Dal Diluvio Universale all’Odissea, da Braccio di Ferro a Corto Maltese, il marinaio gentiluomo disegnato da Hugo Pratt, da Lord Jim al Capitano interstellare Harlock e quanti altri personaggi e quante altre storie (che hanno popolato il nostro immaginario, i nostri sogni di bambini e le nostre speranze di adulti) sono ancora lì a testimoniare che la terraferma non esiste, e che finalmente siamo tutti sperduti in un oceano qualsiasi, naufraghi e superstiti, con una storia da raccontare.
Edizione: 2021