La vicenda raccontata ne La tempesta (l’uragano suscitato dal mago Prospero, deposto Duca di Milano, il naufragio del Re di Napoli sulle rive della sua isola misteriosa, il colpo di fulmine tra il figlio del Re di Napoli e Miranda, la giovane figlia di Prospero) fu per lungo tempo considerata una fiaba, una storia di magie e di fantastiche apparizioni. Poi l’attenzione si spostò sulla figura di Prospero, vista come il portavoce di Shakespeare che si congedava dal teatro. Nel secondo Novecento, invece, l’accento fu posto sullo “schiavo” Calibano, interpretato discutibilmente come l’incarnazione delle vittime del colonialismo. Ma, forse, il fascino che La tempesta esercita sui teatranti sta soprattutto nella possibilità di dar vita alla magia del teatro, portando in scena un testo che celebra quella magia stessa.