Il vecchio era magro e scarno. Sulle mani aveva le cicatrici profonde scavate dalle lenze quando abboccano i pesci pesanti. Ma nessuna era recente. Erano tutte antiche come erosioni in un deserto senza pesci.
Devi essere un bel pesce. Di sicuro, non sei come gli altri. Ti difendi, non ti fai prendere dal panico… Credo di non aver mai catturato un pesce forte come te. Ti ho preso a tradimento. Te ne stavi nelle acque profonde, lontano dagli ami e dagli inganni. E poi arrivo io a cercarti là sotto, a casa tua, a più di centoventi braccia. Forse non avrei dovuto fare il pescatore… Ma cos’altro potevo fare? Tu me lo sai dire, pesce?
Il pescespada non finiva più di uscire, scintillante d’acqua nella luce dell’alba. Immobile, il vecchio lasciava correre la lenza tra le dita. Non sentiva più il crampo, né i morsi del filo. Quando il gigante ricadde di peso, tra enormi schizzi di schiuma dorata, la mano intorpidita del vecchio si aprì da sola. Miracolosamente.
Tu vuoi la mia morte, pesce… Ne hai diritto, lo capisco. Mai visto qualcosa di più grande e di più nobile di te. Avanti, uccidimi. Non mi importa chi di noi farà fuori l’altro. Ho vinto io soltanto con l’inganno: tu non volevi farmi del male.
Il primo squalo attaccò dopo il calare della terza notte. Non era lì per caso. Aveva cominciato a salire dalle profondità dell’oceano al formarsi della nube di sangue, poi dispersa nell’immensità delle acque scure.
Perdonami, pesce.
Edizione: 2018