Se il lettore impaziente che ha guardato questo libro pensando annoiato a un’altra biografia di Colombo avrà la voglia di aprire il volume, scoprirà subito che non è una biografia di Cristoforo Colombo. Scopo dell’autore è infatti di descrivere Colombo “Ammiraglio del Mare Oceano” (secondo il titolo che gli fu accordato, su sua richiesta, dai sovrani spagnoli): i suoi viaggi, quali luoghi toccò, che tipo di marinaio egli fu. E poiché, come scrive l’autore nell’introduzione, una “traversata a tavolino è opaca e noiosa”, Morison organizzò la “spedizione colombiana di Harvard”, armando tre navi che per tonnellaggio , forma e attrezzatura erano molto simili alla Nina, alla Pinta e alla Santa Maria. Con quelle rifece, nello stesso periodo dell’anno di quel lontano quindicesimo secolo, per cercare di incontrare anche condizioni atmosferiche simili, i quattro viaggi di Colombo, rivivendo persino le quotidiane routines dei marinai di allora. Rivide le stesse cose che aveva visto cinquecento anni prima il navigatore genovese, usò gli stessi strumenti per definire la rotta, vide le stesse stelle e affrontò molti dei pericoli che Colombo aveva affrontato. Documenti d’archivio, come il giornale di bordo di Colombo, e soprattutto “verifica sul campo”, sono, quindi, gli straordinari precedenti di questo libro che è rigorosamente storico, ma conduce il lettore in una grande avventura, sulla rotta di Colombo a riscoprire l’America.