Due anni dopo la grande circumnavigazione alle latitudini dei Quaranta Ruggenti, a bordo del “Lehg II”, l’autore cercò ancora sul mare un senso e una possibilità di vita che la terra non gli offriva. La meta questa volta è New York. Non si sa bene quale speranza lo chiamasse nella grande città americana: sta di fatto che la natura e gli uomini sembravano congiurare per respingerlo e, giunto davanti all’entrata del porto della Grande Mela, Dumas virò di bordo e prese il vento per attraversare l’Atlantico; ma non riuscì ad approdare né alle Azzorre, né a Madeira, né alle Canarie, né alle isole del Capo Verde. Riattraversato l’oceano, raggiunse Fortaleza (Cearà), sulla costa nord-orientale del Brasile, dopo aver così compiuto senza scalo un periplo di 106 giorni e 7.000 miglia, in condizioni drammatiche, senza viveri. A distanza di otto anni riuscirà, con un’altra barca, il “Sirio”, a compiere, con un solo scalo, il viaggio da Buenos Aires a New York.