Odissea
Le navigazioni di Ulisse nell’Odissea di Omero
L’Odissea è indubbiamente la più antica opera letteraria marinaresca. Infatti, la sua datazione risale al IX-VIII Secolo a.C. e il suo esemplare più antico è proprio dell’VIII Secolo a.C.; non c’è dubbio che ogni lupo di mare dovrebbe aver letto questo poema epico, almeno una volta nella vita.
La questione omerica
La paternità di Omero dell’opera è stata messa in discussione, così come l’esistenza stessa di questo misterioso autore. La questione omerica è tutt’oggi fonte di dibattito e non è nostra intenzione entrare nel merito di questo aspetto. Parimenti, lasciamo a critici ed esperti il compito dell’analisi e dell’esegesi del testo: in questo articolo ci concentreremo sulle vicende narrate e sugli aspetti nautici dell’opera.
Il viaggio di Ulisse
Omero narra l’epopea di Ulisse alla fine della Guerra di Troia, quando prende il mare per tornare alla sua amata Itaca. Un semplice viaggio di ritorno a casa si trasforma, però, nella più imponente serie di avventure e disavventure marinaresche mai narrate!
Dapprima approdiamo con Ulisse in Tracia, nella terra dei Ciconi, assistendo al saccheggio di Ismara; messi fuori rotta da una violenta tempesta, sbarchiamo poi in Libia, sull’isola dei Lotofagi, dove Odisseo e il suo equipaggio affrontano il terribile pericolo dell’oblio.
A seguire, Ulisse fronteggia Polifemo, il celebre ciclope, da qualche parte nel Tirreno, per poi finalmente giungere in vista dell’isola di Itaca. Starete pensando: “Siamo giunti alla fine”. In verità, non è così, perché la sconsideratezza dell’equipaggio libera i venti che Eolo aveva loro donato, chiusi in un otre, e la madre patria scompare dalla vista, senza speranza.
Così, Ulisse e i suoi approdano prima nella terra dei Lestrigoni, giganti cannibali idealmente situati in Sardegna, e poi sull’isola di Eea, dove incontrano (e si scontrano con) la celebre maga Circe. Dopo varie vicissitudini più piacevoli e altre meno, raggiungono il paese dei Cimmeri, in Crimea, e da lì accedono all’Ade.
Dopo il ritorno a Eea, Ulisse riprende il suo viaggio verso l’amata Itaca, affrontando dapprima il temibile ostacolo delle Sirene, alle Isole Eolie, e poi Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina. Approdati in Sicilia, però, Odisseo e i suoi commettono un terribile sacrilegio, che costa a tutti, tranne Ulisse, la vita e il naufragio.
Odisseo, unico superstite, viene spinto dai flutti sull’Isola di Ogigia, dove la ninfa Calipso lo trattiene con sé per sette lunghi anni. Solo l’intervento di Ermes, messaggero degli dèi, riesce a liberare Ulisse dal giogo amoroso di Calipso.
Partito da Ogigia a bordo di una zattera, Ulisse naufraga infine sull’Isola di Scheria (presumibilmente Corfù), dove incontra Nausicaa, prima di fare finalmente ritorno a casa dalla moglie Penelope e dal figlio Telemaco.
La geografia dell’Odissea
Questo viaggio travagliato, epico e meraviglioso si dipana quasi esclusivamente nel Mare Mediterraneo, ma solo idealmente. I luoghi usati da Omero come ambientazione, infatti, sono inventati di sana pianta, con poche eccezioni. Tuttavia, da secoli studiosi e letterati tentano di localizzare le imprese di Ulisse in luoghi realmente esistenti, basandosi sulle descrizioni contenute nell’opera.
Quel che è certo è che, fantasia o realtà, Omero è stato il primissimo autore a sfruttare il viaggio per mare per accompagnare i lettori all’avventura. Raccontando la navigazione di Ulisse e del suo equipaggio, Omero ha aperto le porte a un filone magico e avvincente, che tutt’oggi non ha perso nemmeno un briciolo di fascino.
Navigazione: navi, venti, tecniche…
Le descrizioni nautiche nell’Odissea, ovviamente, non mancano e ci offrono la chiara visuale della cantieristica navale dell’epoca. L’imbarcazione ricorrente nell’opera è ovviamente la nave a remi armata con una vela quadra, che veniva ammainata in mancanza di vento o, viceversa, durante le tempeste. Si trattava tipicamente di navi da guerra, mentre quelle mercantili erano più larghe e tozze e generalmente viaggiavano solamente a vela. Lo scafo in legno era impermeabilizzato con pece, resina e cera.
All’interno dell’opera troviamo, inoltre, cenni di navigazione notturna, basata sulla conoscenza e il riconoscimento della posizione di stelle e costellazioni nel cielo. Senza dimenticare, poi, l’importanza dei venti e dei marosi, che influenzano costantemente l’epico viaggio di Ulisse, durato addirittura dieci anni.
La lettura dell’Odissea
Non tutti sanno che lo sviluppo della trama nell’Odissea non segue strettamente l’ordine cronologico degli accadimenti. Il racconto delle vicende di Odisseo inizia solamente nel quinto libro dell’opera e prende avvio col suo naufragio a Scheria. Lì, durante un banchetto, Ulisse racconta la sua Odissea ai commensali, che decidono, alla fine, di aiutarlo a fare ritorno a casa. La struttura narrativa dell’opera, quindi, è per gran parte un lunghissimo flashback, strumento espositivo già usato da Omero anche nell’Iliade.
La complessità di questo poema epico è manifestata, inoltre, dalla sua imponente struttura: l’opera si compone di 24 libri, tutti scritti in poesia (in esametri). Ovviamente, al giorno d’oggi la mole dell’Odissea e la sua ricercatezza letteraria potrebbero creare qualche difficoltà ai lettori meno accaniti. Tuttavia, gli uomini di mare non possono esimersi dalla conoscenza di quest’opera, capostipite dell’intero genere letterario delle avventure marinaresche.
Il diritto di saltare le pagine!
Ai lettori meno forti suggeriamo di evitare la lettura dell’intero volume: chi è interessato ai viaggi per mare e alle avventure centrali dell’Odissea, potrebbe, quindi, decidere di leggere solo i libri dal quinto al dodicesimo.
Infatti, i primi quattro (la Telemachia) si concentrano sul figlio di Ulisse e sulle sue vicissitudini durante l’assenza del padre. Gli ultimi dodici, invece, riportano Ulisse a Itaca, di cui era sovrano, e narrano la riconquista del potere che negli anni di assenza gli è sfuggito di mano.
Qualcuno potrebbe inorridire di fronte a un libraio che “autorizza” il lettore a saltare alcune parti di un libro. E’ evidente che sarebbe auspicabile la lettura integrale dell’opera. Chi non si lascerà spaventare dalla ponderosità del tomo e non teme di leggere in poesia, troverà enorme godimento nella lettura dell’Odissea.
Tuttavia, Daniel Pennac ha ormai sdoganato da tempo i diritti del lettore, fra cui anche quello di saltare pagine se lo desidera, e, in questo caso, potrebbe essere una scelta saggia per avvicinare alla lettura di quest’opera imponente chi, probabilmente, non ci aveva mai pensato.
Cosa ne dite, allora? Volete cimentarvi nella lettura di questo classico della letteratura di mare? Non dovete fare altro che scegliere una delle edizioni che abbiamo a disposizione in libreria per immergervi in un mondo antico, fatto di mostri e di tempeste, di venti aspri e di avventure marinaresche!
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Buona lettura e continuate a seguirci per i prossimi consigli sui classici della letteratura di mare!
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