Appartenente al gruppo di racconti di ambientazioni esotica composti da Stevenson nell’ultimo decennio della sua vita “La spiaggia di Falesà” si rifà all’esperienza diretta dell’autore sulle credenze e sulla psicologia degli indigeni delle Isole del Pacifico. Nella vicenda del bianco che sposa una dolce ragazza indigena dichiarata tabù dalla sua gente, e che si trova di conseguenza invischiato in una serie di casi singolari manovrati, però, dalla malvagità di un bianco come lui, si rispecchiano i motivi di una “fuga dalla civiltà” che ha rappresentato per l’autore stesso, come per l’altro suo grande contemporaneo Paul Gauguin, una scelta definitiva e senza rimpianti.