Il mondo alla fine del mondo, questo lembo estremo del pianeta (con le sue distese infinite, le sue navi fantasma, i suoi capitani indomabili) si trasforma, simbolicamente, nel luogo dell’apocalisse, scenario di una storia di mare e di viaggi. In questo romanzo Luis Sepúlveda dà voce al grido indignato, ma anche al canto ammaliante, della natura ferita.