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James Cook: il grande esploratore del Pacifico

James Cook

Cari lettori, oggi parliamo di James Cook, uno straordinario viaggiatore, esploratore e cartografo che ha segnato le sorti del mondo per come lo conosciamo oggi. Cook è, infatti, celebre per aver ampliato enormemente le conoscenze geografiche del XVIII Secolo.

LA VITA

James Cook è nato il 7 novembre 1728 a Marton, nello Yorkshire, in una famiglia modesta. Dopo aver iniziato la sua carriera nella marina mercantile britannica, entrò nella Royal Navy nel 1755 e si distinse come cartografo durante la Guerra dei Sette Anni. Da subito, infatti, fu notato per la sua straordinaria precisione e abilità tecnica nel redigere le carte geografiche.

I VIAGGI

James Cook intraprese tre viaggi epocali nel Pacifico (l’oceano meno conosciuto fino a quel momento) sotto il patrocinio della Royal Society e della Corona britannica. Il primo viaggio (1768–1771), a bordo dell’Endeavour, aveva lo scopo di osservare il transito di Venere da Tahiti, ma portò anche alla mappatura della Nuova Zelanda e della costa orientale dell’Australia. Cook approdò a Botany Bay, aprendo le porte alla conoscenza europea del continente australiano.

Nel secondo viaggio (1772–1775), al comando della Resolution e dell’Adventure, James Cook esplorò il Pacifico meridionale, spingendosi fino al Circolo Polare Antartico. In questa spedizione dimostrò che la mitica Terra Australis Incognita non esisteva nelle dimensioni ipotizzate, rafforzando la sua fama di esploratore audace e scientificamente rigoroso.

Il terzo e ultimo viaggio (1776–1779) portò James Cook alla scoperta delle isole Hawaii e a un’esplorazione approfondita della costa occidentale del Nord America, nella speranza di trovare il Passaggio a Nord-Ovest. Purtroppo, Cook perse la vita il 14 febbraio 1779 nella Baia di Kealakekua, Hawaii, durante uno scontro con gli indigeni locali.

I DIARI DI BORDO

Le avventure e le scoperte di James Cook sono raccontate nei suoi dettagliati diari di bordo, che rappresentano una testimonianza unica delle sue osservazioni geografiche, scientifiche e culturali. Oggi questi preziosi documenti sono disponibili alla Libreria del Mare in due volumi, curati da Franco Marenco e pubblicati da TEA. Il primo volume si concentra sul primo viaggio (1768–1771), mentre il secondo documenta il secondo viaggio (1772–1775). Entrambi i volumi sono ricchi di descrizioni affascinanti e restituiscono perfettamente l’immagine dell’uomo e del navigatore che Cook è stato.

UN’EREDITÀ PERENNE

James Cook ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’esplorazione. Le sue mappe dettagliate e i suoi diari hanno ampliato la conoscenza del mondo, ispirando generazioni di esploratori e studiosi. Se desiderate scoprire di più sulla sua vita straordinaria e le sue imprese, non potete perdere i suoi diari: una lettura che vi trasporterà in un’epoca di grandi scoperte e avventure.

Se volete dare un’occhiata al primo volume, potete cliccare qui.

Se siete incuriositi dal secondo, invece, basta cliccare qui.

 

Patrick O’Brian e il Primo Comando

Patrick O’Brian

Cari lettori, per il nostro consueto appuntamento con i classici della letteratura marinaresca oggi vogliamo proporvi una saga, partendo dal suo primo volume. Il protagonista di questo ciclo di romanzi è Jack Aubrey e il suo straordinario autore è Patrick O’Brian. Salpate con noi a bordo della Sophie?

L’AUTORE

Prima di parlarvi di Jack e delle sue avventure per mare, iniziamo col presentarvi il grande Patrick O’Brian, classe 1914. Con la sua meticolosa attenzione ai dettagli storici e la sua abilità narrativa, è riuscito a creare un’opera che non è solo un’avventura marinaresca, ma anche un affresco storico di grande spessore. La sua descrizione delle battaglie navali, delle strategie militari e della vita quotidiana a bordo di una nave del XIX Secolo è realistica e avvincente. Non si sa molto della sua vita privata, avvolta da un alone di mistero. L’unica certezza è che continuò a lavorare alla sua saga fino alla morte, nel 2000.

PRIMO COMANDO

A inaugurare la saga di Jack Aubrey è il romanzo Primo Comando, pubblicato nel 1970. Patrick O’Brian ci racconta di un capitano della Royal Navy britannica (Jack) e del suo amico Stephen Maturin, medico e spia. Il giovane ufficiale, al comando della Sophie, affronta numerose sfide nel tentativo di affermarsi come leader e conquistare il rispetto del suo equipaggio. La trama intreccia battaglie navali, arrembaggi e intricati rapporti umani, offrendo un ritratto dettagliato ed entusiasmante della vita di bordo durante l’epoca napoleonica. Da uno di questi romanzi è stato addirittura tratto il film Master and Commander – Sfida ai confini del mare, con Russell Crowe.

LA SAGA

La saga nata dalla penna di Patrick O’Brian si sviluppa attraverso un totale di venti romanzi che esplorano la complessità della guerra, dell’amicizia e della vita a bordo di una nave. Ogni libro della serie si distingue anche per la profonda caratterizzazione dei personaggi, rendendo la lettura un’esperienza immersiva e coinvolgente.

Per gli appassionati di romanzi storici e di avventure sul mare, Primo Comando e l’intera saga di Jack Aubrey rappresentano una lettura imperdibile. Alla Libreria del Mare potete trovare una selezione di questi capolavori, perfetti per chi desidera immergersi nelle epiche vicende della Royal Navy e dei suoi intrepidi capitani.

Se volete dare un’occhiata a Primo Comando, basta cliccare qui.

Per sbirciare tutti i libri della saga, invece, potete cliccare qui.

 

 

 

Shackleton e la sua grande impresa

Sir Ernest Henry Shackleton

Cari lettori, eccoci con il nostro consueto appuntamento con un classico della letteratura marinaresca. Oggi torniamo, dopo qualche tempo, a parlare di grandi esploratori e lo facciamo raccontando la celebre impresa di Sir Ernest Henry Shackleton, considerato uno degli eroi dell’esplorazione antartica.

LA NASCITA DI UN ESPLORATORE

Ernest Shackleton, abbandonato il college in cui studiava, sulla scia delle orme paterne, per diventare medico, iniziò la sua carriera in mare unendosi alla marina mercantile britannica. La vita da mozzo non era, però, adatta alle sue ambizioni e ben presto Shackleton si rivolse verso l’esplorazione. Il primo passo in questa direzione fu quello di imbarcarsi a bordo della Discovery per l’omonima spedizione antartica guidata da Robert Falcon Scott.

LA SPEDIZIONE NIMROD

Shackleton si dedicò poi per qualche tempo alla politica e alla scrittura, ma il richiamo dell’Antartide lo portò a organizzare una sua spedizione: la Nimrod Expedition, mirata all’esplorazione del continente e al raggiungimento del Polo Sud. La spedizione fu finanziata con difficoltà e si svolse dal 1907 al 1909. Il campo base fu stabilito sull’Isola di Ross, vicino a quello della spedizione Discovery guidata da Scott. Shackleton riuscì a raggiungere importanti obiettivi, come la scalata del Monte Erebus e la scoperta del Polo Sud Magnetico. Tuttavia, il tentativo di raggiungere il Polo Sud fallì a causa di preparativi insufficienti e di problemi con l’attrezzatura. Shackleton e tre compagni arrivarono a soli 180 km dal Polo Sud prima di decidere di tornare indietro per salvaguardare le loro vite. Nonostante il fallimento nel raggiungere il Polo Sud, Shackleton detenne il primato di avvicinamento per tre anni.

LA SPEDIZIONE ENDURANCE

La sua impresa più famosa rimane, però, la Spedizione Endurance del 1914-1917, un’epica storia di sopravvivenza, coraggio e determinazione nell’affrontare le avversità più estreme. La spedizione di Shackleton per attraversare il continente antartico partì da Plymouth nel 1914, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. L’Endurance rimase intrappolata nella banchisa nel Mare di Weddell nel gennaio 1915 e venne stritolata dai ghiacci dopo quasi dieci mesi di deriva. Shackleton e il suo equipaggio, naufraghi alla mercè di uno degli ambienti più inospitali del nostro pianeta, iniziarono quindi la lotta per la sopravvivenza, affrontando stenti, sofferenze e sfide inimmaginabili. Nonostante le avverse condizioni meteorologiche e le difficoltà incontrate, comunque, Shackleton riuscì a organizzare il salvataggio di tutti i suoi uomini, dimostrando un coraggio straordinario e una leadership senza pari.

I LIBRI SULLA SPEDIZIONE ENDURANCE

Ora che abbiamo riassunto a grandi linee la vita di questo straordinario esploratore, veniamo a noi. Numerosi libri sono stati scritti per narrare le incredibili sfide affrontate da Shackleton e dal suo equipaggio durante questa spedizione leggendaria.

Endurance – L’incredibile viaggio di Shackleton al Polo Sud di Alfred Lansing è considerato il miglior resoconto della spedizione in assoluto. Il libro cattura l’essenza dell’impresa di Shackleton attraverso una narrazione avvincente e dettagliata. Lansing trasporta i lettori in un viaggio straordinario attraverso il gelo implacabile dell’Antartide, mentre Shackleton e il suo equipaggio lottano contro il freddo, la fame e l’isolamento per sopravvivere e trovare il loro cammino verso la salvezza. Avvincente come un romanzo, crudo come la realtà. Se volete dargli un’occhiata, lo trovate qui.

Sud – La spedizione dell’Endurance, invece, consiste nella pubblicazione del diario di bordo dello stesso Shackleton, che testimonia la terribile quotidianità di quei lunghi anni trascorsi in mezzo ai ghiacciai, a bordo di scialuppe, a piedi tra i monti. Un racconto duro, ma necessario per restituirci la verità di quanto accaduto. Se volete saperne di più, basta cliccare qui.

Ultimo, ma non per importanza, vi proponiamo Shackleton in Antartide, con le fotografie di Frank Hurley. Famoso fotografo e cineoperatore, Hurley partecipò alla spedizione di Sir Ernest Shackleton continuando a fotografare fino alla fine, nonostante le difficoltà, e catturando addirittura l’arrivo dei soccorsi e il salvataggio dei naufraghi di Elephant Island il 30 agosto 1916. Le sue fotografie costituiscono la testimonianza di una delle più incredibili odissee antartiche della storia e uno dei più impressionanti reportage fotografici di sempre. Trovate anche questo libro sul nostro eshop, cliccando qui.

Giovanni Soldini ci porta “Nel blu”

Giovanni Soldini

Cari lettori, per il classico della letteratura marinaresca di questo mese abbiamo selezionato un titolo non molto recente, ma indubbiamente non vi stupirete della nostra scelta. Stiamo parlando, infatti, di uno dei più grandi skipper della storia italiana: il milanese Giovanni Soldini.

NEL BLU

Nel blu è un’autobiografia. Giovanni Soldini, esperto navigatore, ci racconta in queste pagine del suo amore per il mare e della sua brillante carriera, partendo proprio dalle sue emozioni e sensazioni. Anche in questo senso, dunque, Nel blu può essere definito un classico della letteratura marinaresca: sono numerosi i navigatori che hanno utilizzato i propri diari di bordo per raccontarci come si sta in mare e come si affrontano fatiche e soddisfazioni della vita in barca.

IL NAVIGATORE

Ma c’è un altro motivo per cui Giovanni Soldini può (e deve) essere preso come esempio virtuoso. Anzi, due. Il primo è che la sua carriera, iniziata nel 1988 a 22 anni, è letteralmente costellata di primi posti e di record mondiali, conseguiti in praticamente ogni competizione nella quale Soldini si sia trovato a gareggiare. Il secondo è che quest’uomo non è solo un ottimo navigatore, ma anche una persona straordinaria (anche se, probabilmente, lui non sarebbe d’accordo con questa definizione).

IL SALVATAGGIO DI ISABELLE AUTISSIER

Nel 1998, infatti, durante la regata internazionale per navigatori solitari Around Alone, ha salvato la vita alla concorrente e amica Isabelle Autissier, che si trovava in gravissime difficoltà a seguito del ribaltamento della sua imbarcazione. Questo salvataggio gli è valso una Medaglia d’Oro al Merito, di cui riportiamo parte della motivazione.

Il Soldini dirigeva senza indugio, interrompendo la regata, verso l’imbarcazione sinistrata navigando per oltre 180 miglia in condizioni meteomarine particolarmente avverse e compiendo una complessa operazione di ricerca e soccorso in un ampio tratto di mare. Dopo circa 24 ore di ininterrotta e impegnativa navigazione, Soldini rintracciava l’imbarcazione francese capovolta traendo in salvo la Autissier. In tale operazione Giovanni Soldini dava prova di elevatissimo spirito di altruismo, generosità, slancio e determinazione nel portare primo soccorso a persona in grave pericolo di vita oltre che somma perizia marinaresca nel saper governare l’imbarcazione nelle operazioni di ricerca e recupero in condizioni meteorologiche avverse.

UN UOMO QUALUNQUE

Tutt’oggi Giovanni sostiene di non aver fatto niente di insolito, perché la consuetudine navale da millenni dimostra che in mare si soccorre e si aiuta qualunque imbarcazione in difficoltà, qualunque persona in pericolo di vita.

Recentemente Soldini, durante la serata di presentazione del film Soudain, seuls (tratto da un libro di Isabelle Autissier) a cui abbiamo partecipato il mese scorso, ha ribadito questo concetto, sottolineando come per lui sia incredibile l’indifferenza con cui assistiamo, invece, da decenni a decine di migliaia di morti all’anno nel Mar Mediterraneo. Un uomo modesto e di poche parole, ma quando decide di parlare non manca di schiettezza e profondità, non c’è dubbio!

Se vi abbiamo incuriositi e volete leggere Nel blu, non vi resta che cliccare qui.

Per dare una sbirciata, invece, al romanzo di Isabelle Autissier che abbiamo citato poc’anzi, potete cliccare qui.