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a tu per tu con l’oceano

Autore: robin knox-johnston

Editore: garzanti libri

ISBN: LDM1594392570

Esaurito

COD: LDM1594392570 Categorie: ,

Descrizione

Raro esemplare della prima edizione di Aldo Garzanti Editore del 1970 in buono stato di conservazione, collana “I Grandi Viaggi”. In-8, legatura editoriale con copertina rigida telata blu e incisioni oro sul dorso; i risguardi ospitano la carta geografica di Peter McClure col giro intorno al mondo del Suhaili; sovraccoperta in carta illustrata a colori con alette usurata e strappata alla testa; 284 pp., con 10 fotografie a colori fuori testo e alcuni disegni nel testo. Pagine ingiallite.

Traduzione di Maria Eugenia Zuppelli Morin.

Il 14 giugno 1968 Robin Knox-Johnston, trentenne ufficiale della marina mercantile britannica, partì dal Porto di Falmouth su una barca a vela, il Suhaili; il 22 aprile 1969 un colpo di cannone e una folla entusiasta salutarono, nello stesso porto, il suo ritorno. Aveva fatto, da solo e senza scali intermedi, il giro del mondo.

Viviamo in un’epoca che mette a disposizione dell’uomo molti complicati strumenti (durante la navigazione del Suhaili fu raggiunta la Luna); eppure, la vera epica nasce ancora dalla lotta per sopperire a ciò che ci manca. Un successo dovuto alla tecnica suscita la nostra ammirazione, ma un’impresa in cui l’inadeguatezza o la fragilità degli strumenti debba essere continuamente surrogata dall’abilità, dall’ostinazione, dalla prontezza di riflessi dell’uomo ci coinvolge in maniera molto più diretta.

Un uomo solo, una barca, il mare con le sue imprevedibili furie: non vediamo chi potrebbe sostituire, nella nostra immaginazione, questa vetusta triade di eroi già cara alle nostre letture d’infanzia.

In questo libro Robin Knox-Johnston racconta la sua performance, che ha dell’incredibile, e gli incidenti che la accompagnarono (dallo scardinamento della cabina al largo del Capo di Buona Speranza all’esaurimento della scorta di sigarette, dalle inevitabili burrasche al passaggio di quel vero e proprio sestogrado oceanico che è Capo Horn…), con un’emozionante sobrietà, con la flemma di un impeccabile sportman britannico, con l’affascinante competenza del lupo di mare (la nomenclatura marinara è forse il solo gergo tecnico a possedere uno spessore poetico, una sorta di vibrazione fantastica che fa della barca una cosa viva).

Per dieci mesi e mezzo l’uomo e la sua barca (o la barca e il suo uomo) tengono il mare e ne sopportano l’implacabile solitudine. Questa sorta di doppio scafo, impegnato in un giro del mondo senza vedere anima viva, traccia, attraverso la rete dei meridiani e dei paralleli, sul blu del mappamondo, una traiettoria, una rotta capaci di stimolare la nostra fantasia e il nostro gusto dell’avventura forse più di qualsiasi altra impresa tentata da uomini del nostro tempo.

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