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giornale di bordo di cristoforo colombo (1492-1493)

Autore: cristoforo colombo

Editore: bompiani

ISBN: LDM1656947744

Esaurito

Descrizione

Raro esemplare della prima edizione di Valentino Bompiani & C. del 1939 (Anno XVII dell’era fascista) in buono stato di conservazione, collana “Grandi ritorni” (Romanzi, autobiografie, memorie, mamoriali e documenti). In-8, legatura editoriale telata grigia con incisioni arancio al piatto anteriore e al dorso; sovraccoperta artigianale in carta coeva con applicazioni della sovraccoperta originale al piatto anteriore e al dorso; 384 pp. ingiallite, con annotazioni a matita ed ex libris di Emilio Delfino e timbro di Aresi Raimondo al risguardo anteriore, annotazioni a matita al risguardo posteriore e frontespizio illustrato e stampato in nero e in rosso; con annotazioni e sottolineature a matita in molte pagine, alcune illustrazioni in nero nel testo e alcune tavole in nero fuori testo.

A cura di Rinaldo Caddeo.

Dall’aletta posteriore del libro Relazioni di viaggio e lettere di Cristoforo Colombo 1493-1506Non ci dovrebbe essere casa di Italiano senza una copia del Giornale di bordo di Cristoforo Colombo. Perfino chi fa fatica a leggere dovrebbe custodire con venerazione il libro che serva il profumo dell’alta e pia meraviglia del sommo navigatore.

Il grande fatto della vita di Colombo è il suo viaggio di scoperta dal 3 agosto 1492 al 4 marzo 1493.

Di questa meravigliosa impresa, l’Ammiraglio fu non solo il protagonista, ma lo storico: uno storico sempre sincero, schietto, preciso e insieme ispirato dalla Grazia. Egli comunica al lettore quel fremito di mistero, di attesa, di speranza dal quale sono presi lui e i centoventi argonauti che lo accompagnano.

L’immensità paurosa dell’Oceano ignoto; le luci delle stelle cadenti; le alghe del mare dei sargassi che sembrano voler trattenere e imprigionare le erranti caravelle sulle cui effimere scie si affacciano curiosamente pesci e sirene; gli strani uccelli che giungono affannati da lontani orizzonti e si posano sulle sartie cantando soavemente; gli aghi delle bussole impazzite; il vento che spira senza posa verso ponente come se volesse vietare ogni ritorno a levante; il mare che si gonfia senza che neppure un soffio d’aria lo increspi; le ansie dei naviganti, ora chiusi in cupa tristezza ora gettati in moti di rivolta; le terre che appaiono magicamente create dal desiderio per scomparire poi in un demoniaco tumulto di cirri e di nebbie; infine l’urlo di liberazione e la gioia sovrumana nello stupore della terra scoperta e raggiunta, bella e pingue come un paradiso terrestre; e ancora il naufragio della Santa Maria, la terribile bufera che minaccia di seppellire nel mare nemico tanta agognata vittoria, e gli agguati degli invidi rivali.

Il Giornale di bordo di Cristoforo Colombo è, come la gloriosa impresa che racconta, un capolavoro dell’energia e dello spirito umano. Erano passati assolutamente troppi anni dall’ultima ristampa italiana di un libro che non poteva esser detto senza tristezza introvabile.

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